“Giovanni Palatucci è un importante esempio di amore fraterno spinto fino al sacrificio della propria vita, oltre a essere stato un valido Funzionario di Pubblica Sicurezza, che già allora aveva fatto del dialogo e del reciproco rispetto un momento fondamentale nel rapporto con i cittadini. La Polizia di Stato lo desidera ricordare oggi, come lo farà domani al carcere del Coroneo, così come tutte le vittime dell’olocausto. Allora chi perse fu comunque l’umanità tutta. Un monito per il presente e per le generazioni future”. Lo ha affermato ieri mattina il Questore Giuseppe Padulano all’inizio delle manifestazioni svoltesi nell’auditorium del museo Rivoltella di Trieste per ricordare la figura di Giovanni Palatucci, il funzionario di Pubblica Sicurezza ultimo questore di Fiume italiana che salvò la vita a più di 5 mila ebrei, e inserite nel ricco programma delle celebrazioni per il Giorno della Memoria.
“Mi rivolgo in particolare ai giovani, che sono prima di tutto il nostro presente, affinché si sviluppi in loro una coscienza civile necessaria perché non si ripetano gli errori di ieri” ha proseguito il Questore, che ha voluto anche ricordare – in particolare alla rappresentanza degli allievi agenti della Polizia di Stato che stanno frequentando il corso di formazione presso la locale Scuola, presenti in sala assieme ad alcune classi del liceo Petrarca e della scuola media Bergamas – “quanto sia importante, sempre e comunque, il rispetto della dignità delle persone”.
L’Associazione “Giovanni Palatucci” ha organizzato di concerto con la Questura e il Comune di Trieste e in collaborazione con l’Associazione culturale “La Trama” lo spettacolo teatrale intitolato “Vite strappate – Omaggio a Giovanni Palatucci”, liberamente tratto da “Lettere dalle lettere” di Franco Stano e da “I sommersi e i salvati” di Primo Levi. Musica, parole e immagini vibratamente emozionanti che hanno coinvolto la platea. E’ seguita la presentazione del volume del giovane fumettista toscano Nazareno Giusti intitolato “L’ultimo questore – La vera storia di Giovanni Palatucci”, edito da Belforte e a cura di Sergio Schirinzi. Il giornalista Ennio Rossignoli del Corriere delle Alpi ha moderato gli interventi dell’autore e del vicepresidente della Comunità ebraica di Pisa, Lucca e Viareggio Clara Wachsberger.
“Ricordare la figura di Palatucci è un’operazione di civiltà e questo libro è davvero edificante” ha affermato Rosignoli, che ha fornito alla platea profondi spunti di riflessione su quegli eventi che hanno indelebilmente segnato non solo le coscienze e che hanno permesso a Giusti di interpretare, più che rappresentare, con un segno essenziale e spesso allusivo, una storia – quella di Palatucci – a suo modo avventurosa". Una commossa Wachsberger, infine, la storia della cui famiglia si è intrecciata con quella di Palatucci e di queste terre (fra l’altro il nonno era il Rabbino di Fiume), ha portato la “testimonianza della parte che è stata salvata grazie all’opera di persone positive come questo funzionario di Polizia” ed ha affermato che “è possibile mantenere la propria umanità anche in situazioni di estremo disagio”.
Significativa la dichiarazione di Paolo Borin, Vice direttore generale di Banca Popolare Friuladria: “Secondo un calcolo approssimativo sarebbero circa 5 mila gli ebrei che Giovanni Palatucci contribuì a salvare a rischio della propria vita quando era questore della città di Fiume. Avendo piena coscienza del bene che poteva dispensare nell’esercizio delle sue funzioni rifiutò perfino la promozione nella più sicura città di Caserta. Credo che in un periodo come quello che stiamo vivendo, dove prevale un diffuso relativismo etico e morale, sia molto importante proporre soprattutto alle giovani generazioni dei modelli di questo tipo ispirati ad un forte senso di responsabilità e ad una grande carità cristiana. Per questo motivo FriulAdria, in coerenza con l’impegno sociale e culturale che la contraddistingue da sempre, ha voluto sostenere con grande convinzione il programma di iniziative finalizzato a ricordare e a promuovere la figura di Palatucci in partnership con l’omonima Associazione, con la Polizia di Stato e con il Comune di Trieste”.
Oggi, giovedì, alle ore 09.00, presso la locale casa circondariale di via del Coroneo sarà deposta una corona alla lapide che ricorda la prigionia di quello che è stato l’ultimo Questore italiano di Fiume, “Giusto tra le Nazioni”, “Servo di Dio” e “Medaglia d’oro al Merito Civile”. Nato in provincia di Avellino nel 1909, Giovanni Palatucci frequentò il 14.o corso per Vice Commissario di Pubblica Sicurezza e fu assegnato alla Questura di Genova. A partire dalla promulgazione delle leggi razziali del 1938, egli, in servizio presso l’Ufficio Stranieri della Questura di Fiume, divenne il protettore in particolare degli ebrei, con la cui comunità fiumana intratteneva cordiali rapporti di stima e di amicizia.
Come detto, egli salvò la vita a più di 5 mila ebrei, avviandoli a un campo di raccolta in provincia di Salerno dove era Vescovo uno zio, che li prese sotto la propria protezione. Il precipitare degli eventi dopo l’8 settembre 1943 fecero sì che Giovanni Palatucci rimanesse da solo a reggere la Questura di Fiume e un anno dopo fu arrestato dalla Gestapo e condannato a morte, ma la pena gli fu commutata nel carcere a vita. Trascorse due giorni nella struttura di Trieste, dove stamattina sarà depositata una corona alla lapide che ricorda la sua prigionia; da lì fu tradotto nel campo di sterminio di Dachau, dove mori il 10 febbraio 1945, all’età di neanche 36 anni.
(fonte Questura di Trieste)