dal Messaggero Veneto del 26 febbraio 2011
L’anniversario che celebra il decennale della legge di tutela 38/2001 per la minoranza slovena in Italia in questi giorni è spesso occasione di dibattito politico sul tema delle istanze minoritarie nel loro complesso. In questo quadro si inserisce anche l’incontro organizzato recentemente, al Kulturni dom di Gorizia, dall’Associazione nazionale Venezia Giulia e Dalmazia (comitato di Gorizia), in collaborazione con l’Skgz-Unione culturale economica slovena, al quale sono stati invitati Maurizio Tremul, presidente della giunta esecutiva dell’Unione italiana in Istria, Rodolfo Ziberna, presidente dell’Anvgd e della Lega nazionale di Gorizia, e Livio Semolic, presidente provinciale della Skgz.
Scopo del confronto, moderato dal direttore del quotidiano della minoranza slovena, Primorski Dnevnik, Dušan Udovic, quello di riflettere sui rapporti che le tre comunità sono riuscite a instaurare negli ultimi anni, le prospettive di integrazione e l’approccio intergenerazionale in un territorio multilingue e transfrontaliero. Complessivamente, il clima attuale riscontrato sembra essere di collaborazione, di maggiore fiducia rispetto al passato e di minore isolamento fra le tre comunità, che con diversa intensità in questi anni hanno fatto i primi passi per proporre progetti concretamente comuni, al di là delle dichiarazioni politiche.
Come ha ricordato in apertura Rodolfo Ziberna, «il rapporto tra “esuli” e “rimasti” in questi dieci anni è notevolmente migliorato», ma sebbene su questo siano tutto concordi, c’è chi ritiene, come l’esponente dell’Anvgd, che «nel 2001 in realtà i tempi non erano ancora maturi» e chi, come Livio Semolic, è invece dell’idea che «dopo 60 anni la maturazione per un cambiamento di vedute tra le parti è giunta decisamente in ritardo».
Maurizio Tremul ha ricordato come «la collaborazione con la minoranza slovena in Italia, in particolare con l’Skgz, sia sempre stata proficua, pur cercando di evitare argomenti spinosi come gli esuli o le foibe». Parlando invece delle leggi di tutela specifiche per le comunità minoritarie, il presidente della giunta dell’Ui ha sottolineato come l’approccio sloveno e croato sia più “collettivo” rispetto alla controparte italiana, per quanto entrambi gli apparati normativi siano «ben costruiti». Il problema, per entrambi i versanti, sembra essere quello della mancata applicazione delle leggi.
(courtesy MLH)