febbre

24lug12 – Slovenia, emergenza febbre di topo

Per la Slovenia è l’anno del topo. Purtroppo però il calendario cinese non c’entra nulla. C’entrano invece i più o meno simpatici roditori che in questi mesi hanno letteralmente “invaso” il nostro Paese vicino. Si trovano anche lì dove non erano mai stati avvistati ma, cosa forse più spiacevole, l’Istituto nazionale per la salute pubblica ha registrato dall’inizio del 2012 ben 116 casi di febbre di topo, malattia che si contrae per contatto con le urine, le feci o la saliva di topi e ratti. Malattia che non è infettiva e che non colpisce gli animali domestici come cani e gatti o quelli da cortile.

 

Fino ad oggi l’anno record del virus in Slovenia era stato il 2008 con 46 persone ospedalizzate, mentre quest’anno nel solo mese di giugno sono stati ben 46 i casi che hanno avuto bisogno di un ricovero ospedaliero. L’area più colpita è stata quella della Stiria slovena. I motivi di questa “invasione” li spiega il biologo Ivan Kos, della facoltà di biotecnica dell’Università di Lubiana. Secondo l’esperto il proliferare dei topi è dovuto all’abbondante fioritura dei faggi, presenti nei boschi del Paese, le cui ghiande costituiscono uno dei bocconi preferiti dai roditori, ma anche per un inverno relativamente freddo per cui gli animali hanno potuto riprodursi nell’arco dell’intero anno. «I roditori seguono quello che è il ritmo biologico in natura – spiega il dottor Kos – così quando il cibo in natura è abbondante e facilmente reperibile ecco che si ha una moltiplicazione degli esemplari. I topi poi hanno un ciclo di riproduzione che può variare in un rapporto di uno a mille».

 

I predatori poi che si cibano di topi e ratti, ossia le volpi, i gufi e le civette, i falchi, le martore, i gatti selvatici ecc., non riescono ad approfittare di una simile abbondanza di cibo in quanto il oro ciclo biologico non riesce a stare al passo con quello dei roditori così quando la colonia dei predatori cresce proprio per l’abbondanza di cibo diminuisce la proliferazione dei roditori. Quest’anno, in effetti, è stato notato in Slovenia un particolare proliferare di gufi. L’Istituto di microbiologia e immunologia dell’Università di Lubiana ha registrato, come detto, 116 casi di febbre di topo dall’inizio dell’anno. «Tuttavia – spiega la dottoressa Tatjana Frelih – i casi sono sicuramente molti di più, in quanto molti hanno contratto la febbre in modo blando per cui non sono ricorsi alle cure ospedaliere». Il contagio avviene soprattutto in primavera e autunno mesi in cui si svolgono la maggior parte dei lavori nei campi. Per questo gli esperti pronosticano una sorta di pausa in questi mesi estivi e una riacutizzazione dei problemi a partire dai mesi autunnali.

 

Dai casi che si sono potuti esaminare e curare in ospedale si è evidenziato che il contagio è avvenuto soprattutto durante la raccolta della legna nei boschi oppure durante le mansioni svolte nelle cantie o nei fienili. «Se in un ripostiglio o in un garage si notano escrementi di topo, spiegano gli esperti, bisogna innanzitutto arieggiare bene l’ambiente. Dopo qualche tempo si possono cospargere gli escrementi e i pavimenti anche con della semplice varechina e solo dopo rimuovere gli escrementi. Guai spazzare via la cacca dei topi con una normale scopa di saggina, compiendo questa azione si solleverebbe polvere aumentando così il rischio di contrarre la febbre».

 

Da notare, infine, che un inusitato proliferare di topi è stato registrato quest’anno anche nell’area di Valbruna, nel Tarvisiano, fenomeno che andrebbe sicuramente di pari passo con quello registrato quest’anno in Slovenia. I faggi dei boschi del tarvisiano, infatti, hanno presentato un’abbondante fioritura al pari dei loro “cugini” della vicina Slovenia, logico quindi che il fenomeno del proliferare dei roditori si avverta anche nelle aree boschive confinarie del Friuli Venezia Giulia.

 

Mauro Manzin

“Il Piccolo” 24 luglio 2012

 

 

0 Condivisioni

Scopri i nostri Podcast

Scopri le storie dei grandi campioni Giuliano Dalmati e le relazioni politico-culturali tra l’Italia e gli Stati rivieraschi dell’Adriatico attraverso i nostri podcast.