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24 set – 13 anni e una tesina sulla nostra storia

Andrea Marzini, giovane studente di terza media residente a Gorizia, ha presentato una tesina per gli esami di licenza media sulla nostra storia. La pubblichiamo volentieri invitando i lettori alla dovuta comprensione verso lo scritto di un tredicenne che ha comunque dimostrato un particolare interesse, coerente con la diffusione a macchia d'olio che va ampliandosi nel nostro Paese.

 

L’ 8 settembre del 1943 l’ Italia firma l’ armistizio con gli Anglo-Americani. Si entra nel caos. Il governo Badoglio, rifugiatosi con il re al sud che era già stato liberato dagli Anglo-Americani, non aveva organizzato alcun piano per far fronte all’ esercito tedesco, nella speranza che si sarebbe ritirato e quindi non fu in grado di evitare una dura reazione tedesca e l’ occupazione dell’ Italia centro settentrionale con la Venezia Giulia che fu annessa al Terzo Reich col nome di litorale adriatico.

Dopo l’ uscita dell’ Italia dal conflitto, i nazisti  perpretarono nei confronti degli italiani le più atroci violenze. Iniziò uno dei periodi più drammatici della storia italiana.

Il nostro paese era diviso in due parti: al nord c’ era la Repubblica Sociale di Salò (città sul lago di Garda) appoggiata dai nazisti e guidata da Mussolini (che nel frattempo era stato liberato da paracadutisti tedeschi inviati da Hitler sul monte Gran Sasso in Abruzzo, dove era stato imprigionato) e a sud (che era stato liberato dagli Anglo-Americani) c’ era il governo legale con a capo il maresciallo Badoglio.

Nacque il movimento della resistenza contro i nazisti e i fascisti (CLN Comitato Liberazione Nazionale) a cui aderirono tutti i partiti antifascisti. Tutti miravano alla democrazia tranne un partito, quello dei partigiani rossi, le Brigate Garibaldi, costituite dal PCI (Partito Comunista Italiano), che volevano rovesciare il potere secondo gli ideali della rivoluzione sovietica (Stalin).

Nelle nostre zone le cose si complicarono per la presenza della resistenza jugoslava (nata dopo l’ occupazione tedesca della Jugoslavia nel 1941) che era sì antifascista ma, allo stesso tempo, agli ordini dei comunisti di Tito, mirava ad annettere alla Jugoslavia la Venezia-Giulia. Tra i partigiani italiani solo i comunisti accettarono i progetti jugoslavi. Vi furono quindi terribili scontri fra partigiani comunisti che appoggiavano i progetti di Tito e  partigiani democratici che difendevano il confine orientale dell’ Italia dalle mire espansionistiche di Tito.

Tito riesce a imporsi sui nazisti iniziando a spingersi verso la Venezia-Giulia per allargare i confini della Jugoslavia. Iniziò a seminare il terrore tra la popolazione italiana con violenze nei confronti di tutti quelli che in Istria rappresentavano lo Stato Italiano: carabinieri, insegnanti, dipendenti comunali, impiegati postali…

Nella primavera del 1945 il crollo tedesco (nel maggio del 1945 la Germania firma la resa) consentì all’ esercito jugoslavo di occupare Istria, Trieste e Gorizia che furono invase da partigiani slavi che minacciarono i partigiani delle Brigate Garibaldi , intimando loro di tenersi lontani dalle zone occupate da Tito. Il primo maggio del 1945 i partigiani di Tito entrarono a Gorizia e a Trieste. Nei quaranta giorni della loro occupazione (2 maggio 1945 – 12 giugno 1945 occupazione titina) gli jugoslavi sostituirono gli elementi italiani con elementi slavi in ogni settore della vita civile. Tutti gli impiegati statali e dei vari uffici pubblici vennero licenziati.

A guerra finita (siamo ormai nel 1945) nella Venezia Giulia, nell’ Istria e nelle terre occupate dall’ esercito jugoslavo, migliaia di cittadini inermi vennero arrestati, interrogati sotto tortura, deportati nei campi di concentramento o uccisi mediante fucilazione o infoibamento.

Le foibe (schema in basso) dal latino fovea, erano cavità carsiche anche molto profonde in cui vennero gettati, morti o ancora vivi, migliaia di uomini, donne e bambini. Nessuna famiglia potè né allora né in seguito avere notizie sui suoi congiunti.

Tra le migliaia di uccisioni ricordo il tragico caso di Norma Cossetto, studentessa ventitreenne istriana. Fu arrestata, violentata, torturata e infine gettata ancora viva in una foiba. Nel dicembre 2005 le è stata conferita la Medaglia d’ oro al merito civile.

Ricordo anche l’ uccisione dei fratelli Marzini. Attilio ed Ettore Marzini (foto in basso a destra), prozii di mio padre, vennero arrestati l’ 8 settembre 1943 a Pedena, vicino a Pisino e, dopo un sommario processo furono derubati, denudati, evirati e furono loro tolti gli occhi. Poi vennero fucilati e gettati in una cava di bauxite. Si sa per certo perché a ottobre, dopo molte ricerche furono estratti dalla foiba e riconosciuti dalla madre di Attilio Marzini, Maria Nessi di origine croata. Ella in seguito lasciò Pedena e si stabilì a Trieste con i suoi figli. E’ morta esule nel 1992.

L’ infoibamento fu un mezzo per eliminare gli avversari politici e tutti coloro che potevano costituire un ostacolo alla politica annessionistica di Tito. Le vittime nella stragrande maggioranza italiane, ma anche croate e slovene, appartenevano a tutte le classi sociali ed erano uomini e donne di ogni età e di ogni ideologia politica, anche se vennero dichiarati tutti fascisti.

Dopo 60 anni, nel 2005, fu consegnato solo un elenco proveniente da archivi sloveni, con i nominativi di un migliaio di persone deportate a guerra finita da Gorizia.

Nel 1946 Gorizia fu dichiarata italiana. Il trattato di pace di Parigi del 1947 stabilì che la maggior parte della Venezia Giulia e dell’ Istria venissero assegnate alla Jugoslavia e Trieste divenne territorio libero diviso in due parti: la zona A sotto il controllo degli Alleati e la zona B amministrata dagli jugoslavi. Solo nel 1954 la città sarebbe tornata all’ Italia, ma l’ Istria sarebbe rimasta alla Jugoslavia.

Dopo la pace di Parigi, parte della Venezia Giulia e l’ Istria si trovarono separate dal resto d’ Italia, occupate dalle truppe dell’ Armata jugoslava. Si diffuse subito un clima di grande incertezza. Circa 500.000 persone passate sotto l’ amministrazione jugoslava dovettero decidere se restare a vivere in quella zona o abbandonare le proprie cose per trasferirsi altrove. La maggioranza scelse di andarsene.

L’ esodo interessò così tra il 1945 e il 1958 circa 350.000 abitanti delle zone passate sotto il governo jugoslavo. Molti (80.000) si stabilirono nel Friuli Venezia Giulia (oltre il 70% solo a Trieste), 70.000 all’ estero e i restanti nelle altre regioni d’ Italia. La stessa città di Gorizia oggi è composta dal 15% di popolazione proveniente dai territori ceduti. A Gorizia molti esuli furono inizialmente ospitati alle “Casermette”, nel quartiere di Montesanto, finchè nel 1950 grazie a fondi americani venne costruito in Campagnuzza il “villaggio dell’ esule”.

A queste difficoltà gli esuli, superata la disperazione, risposero con i fatti, rimboccandosi le maniche e lavorando duramente, riuscendo a integrarsi e a farsi rispettare per le loro capacità. Tra gli esuli “illustri” ricordiamo gli scrittori Giani Stuparich, Fulvio Tomizza, i musicisti e compositori Giovanni Magnarin, il celebre violinista Uto Ughi, il pugile Nino Benvenuti, il podista Abdon Pamich (medaglia d’ oro alle OLIMPIADI DI Tokyo 1964), il senatore Lucio Toth, i sindaci di Gorizia Pasquale De Simone e Gaetano Valenti…

Andrea Marzini

 

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