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23apr12 – GdR: Menia chiede spiegazioni al governo su Pistoia e Milano

Con il passare degli anni aumenta la conoscenza degli studenti italiani dell’esodo istriano e del dramma delle foibe, ma, allo stesso tempo, alcune associazioni cercano di “snaturare” il senso della commemorazione del 10 febbraio.

 

Così Roberto Menia (Fli) ha commentato la risposta del sottosegretario del Miur, Marco Rossi Doria, che ieri ha risposto nell’Aula di Montecitorio, a due interrogazioni del deputato circa le iniziative intraprese dal Ministero dell’istruzione per diffondere nelle scuole la conoscenza dei tragici eventi per i quali è stato istituito il Giorno del ricordo.

 

Nelle sue due interrogazioni Menia illustrava, in particolare, le iniziative assunte dai comuni di Pistoia e Milano, non ritenute in linea con i valori propri della ricorrenza. Il deputato chiedeva quindi di conoscere gli interventi intrapresi dal Governo per “conservare la memoria storica dei tragici eventi di quel periodo, diffondendone la conoscenza presso i giovani delle scuole di ogni ordine e grado e favorendo a tale scopo la realizzazione di studi, convegni, incontri e dibatti”.

 

Rossi Doria ha ricordato che, in occasione del 10 febbraio, il Miur “ha inviato alle scuole di ogni ordine e grado una nota a firma del Ministro con la quale, nel rispetto della piena autonomia organizzativa e didattica delle scuole, è stato proposto alle stesse di realizzare iniziative, anche avvalendosi della collaborazione delle associazioni degli esuli, per diffondere la conoscenza dei tragici eventi che costrinsero centinaia di migliaia di italiani, abitanti dell’Istria, di Fiume e della Dalmazia, a lasciare le loro case spezzando secoli di storia e di tradizioni – voglio qui ricordare che anche io mi sono recato in varie scuole per varie iniziative così come il signor Ministro -, quanto sopra nella consapevolezza che tali iniziative sono utili per valorizzare e preservare il patrimonio culturale, storico, letterario e artistico delle comunità istriano-dalmate residenti nel territorio nazionale e all’estero e a porre in rilievo il loro contributo allo sviluppo sociale e culturale del territorio della costa nord-orientale adriatica”.

 

Quanto alla richiesta di chiarimenti chiesti al Mibac sulle iniziative attuate in base a quanto previsto dalla legge 16 marzo 2001, n. 72, e dai successivi provvedimenti normativi in materia di “Interventi a tutela del patrimonio storico e culturale delle comunità degli esuli italiani dall’Istria, da Fiume e dalla Dalmazia”, Rossi Doria ha spiegato che “si tratta, in particolare: della organizzazione di convegni, mostre e seminari di studio; dell’istituzione e il potenziamento di centri di documentazione sulle terre d’origine e sulle vicende dell’esodo; della valorizzazione e la divulgazione, anche tramite stampa periodica, della storia, della cultura, delle arti plastiche e figurative, della musica, delle tradizioni linguistiche e dialettali, dell’artigianato e del costume di tali luoghi; di manifestazioni e incontri volti a favorire il mantenimento dei contatti culturali con le terre d’origine”.

 

Il Mibac, ha aggiunto il sottosegretario, “ha anche informato che è stata istituita una Commissione tecnico-scientifica per la valutazione dei progetti presentati dalle associazioni degli esuli, presieduta dal direttore della Biblioteca nazionale centrale di Roma, la quale, nel triennio 2008-2010, ha espresso parere favorevole al finanziamento di complessivi 401 progetti presentanti, per un importo totale di contributi ammissibili nel triennio pari ad euro 6.759.094. I progetti relativi all’anno 2011 sono attualmente in corso di valutazione”.

 

Quanto ancora alle iniziative assunte dai Comuni di Pistoia e Milano “sono stati interessati i competenti direttori scolastici regionali, che hanno riferito quanto segue. Il direttore dell’ufficio scolastico per la Toscana ha comunicato che le scuole del comune di Pistoia hanno effettivamente ricevuto come omaggio una copia del libro di Giacomo Scotti “Dossier Foibe” e che i docenti di alcuni istituti hanno esaminato il testo al fine di trarne eventuali spunti per una riflessione critica della tesi negazionista proposta dall’autore, ritenendo tuttavia il testo non adatto e quindi non utilizzabile nel lavoro con gli studenti. Il direttore scolastico per la Lombardia ha richiesto al comune di Milano di conoscere se gli opuscoli a firma di Enrico Weiser, già presidente dell’ANPI, fossero stati effettivamente diffusi presso scuole cittadine con il patrocinio del comune e del sindaco di Milano. L’ente suddetto ha chiarito come il sindaco non abbia posto sugli opuscoli alcuno scritto né la sua firma e che gli stessi non sono stati distribuiti nelle scuole cittadine. L’iniziativa in esame è nata dal consiglio di zona 3 il quale, per celebrare la Giornata del Ricordo 2012, ha esaminato le seguenti due iniziative: la proposta dell’ANPI, consistente in un’esposizione di una serie di pannelli fotografici intitolata “Fascismo, foibe, esodo. Una mostra della Fondazione Memoria della deportazione” e nella distribuzione dell’opuscolo “Le foibe. Dramma del confine orientale italiano”, testo dello stesso Enrico Wieser; la proposta dell’associazione nazionale Venezia-Giulia e Dalmazia dell’esposizione di una serie di pannelli fotografici intitolata “Giorno del Ricordo” e la distribuzione dell’opuscolo “Istria, Fiume e Dalmazia. Profilo storico di Guido Rumici”. Nel corso della seduta della commissione cultura e socialità del 31 gennaio 2012, l’opuscolo proposto dall’ANPI è stato visionato e nessuno dei commissari ha sollevato obiezioni su di esso, anzi, entrambe le associazioni si sarebbero dichiarate favorevoli ad un’iniziativa congiunta. Il consiglio di zona ha quindi approvato l’iniziativa realizzata con le seguenti modalità: apertura il 10 febbraio 2012 con la presentazione di entrambe le serie di pannelli; presentazione e distribuzione di entrambi gli opuscoli, stampati in 150 copie cadauno; chiusura il 17 febbraio, con un convegno a cura e con la partecipazione di entrambe le associazioni, per illustrare, analizzare e dibattere il tema. Successivamente l’associazione nazionale Venezia Giulia e Dalmazia ha comunicato il ritiro della propria adesione all’iniziativa, che pertanto ha avuto luogo con la sola partecipazione dell’ANPI. I pannelli e gli opuscoli – ha concluso Rossi Doria – sono stati esposti e messi a disposizione soltanto nella sala consiliare del consiglio di zona 3, dal 10 al 17 febbraio 2012″.

 

Nella sua replica, Menia ha ringraziato il Miur per la risposta “puntuale”, ma, ha aggiunto,”sta accadendo un fatto paradossale: man mano che, attraverso la legge che ha istituito il Giorno del ricordo, soprattutto le giovani generazioni acquisiscono o almeno in parte riacquisiscono elementi di memoria nazionale e di identità storica nazionale, nello stesso tempo crescono – è questo il paradosso – iniziative a cura talora di scuole, talora di istituti universitari, talora di istituzioni pubbliche e di amministrazioni che servono, invece, ad affermare l’esatto contrario dei principi che quel giorno intende celebrare”.

 

“Con il Giorno del ricordo – ha argomentato Menia – ci riferiamo ai fatti tragici che investirono quelle terre e, quindi, alle decine di migliaia di infoibati, massacrati, uccisi, ammazzati nei modi più atroci: è la prima faccia di quella medaglia. L’altra faccia della medaglia è il grande esodo che seguì le persecuzioni delle foibe, che – voglio sottolinearlo – sono in gran parte, nella stragrande maggioranza, uccisioni di massa a guerra finita. È il più grande esodo che la storia nazionale ricordi: 350.000 italiani che avevano origine nelle terre di Istria, di Fiume e della Dalmazia, terre che da duemila anni parlano di Roma e poi di Venezia. Chi vuole farsi un giro incontrerà le arcate romane e troverà i leoni di San Marco, talora con libro chiuso, quando Venezia era in guerra sul fronte di confine, “pax tibi Marce, Evangelista meus”. Ebbene, di tutto questo l’Italia, dopo la sconfitta della seconda guerra mondiale, ha avuto una conoscenza sommaria, anzi spesso vi è stata una sorta di congiura del silenzio. Vi sono generazioni intere che non hanno semplicemente conosciuto queste vicende, perché non suonavano bene né alla storiografia resistenziale né, sotto un altro profilo: visto che dall’altra parte c’era la Jugoslavia, che era il capofila dei non allineati, anche vicende di carattere internazionale – diciamola così molto velocemente e molto rapidamente – facevano sì che non si potesse dire che dall’altra parte c’era quello che c’era, cioè c’era il sistema comunista titino, che era un sistema assassino. Infatti, non si poteva dire che quello che veniva elevato come grande capo di Stato e come grande statista era invece colui il quale aveva pianificato le uccisioni di massa e gli stermini di massa di italiani”.

 

“Così – ha ripreso Menia – generazioni intere di italiani queste vicende non le hanno conosciute. Chi ne ha parlato o ne ha trasmesso il ricordo sono coloro che, come capita a me, sono gente di lassù: io sono figlio di esuli istriani, mio nonno era una mazziniano che se ne andò come tanti altri per scegliere di essere libero e italiano. Ebbene, l’Italia però per decenni ha disconosciuto queste vicende. Noi abbiamo perso il senso del ricordo, della dignità nazionale e della conoscenza della storia nazionale. Oggi gli italiani non sanno che quella che viene chiamata Dubrovnik, condizione croata, era la quinta Repubblica marinara italiana, la Repubblica di San Biagio, la Repubblica di Ragusa. Quelli che parlano di Split non sanno che parlano di Spalato, nata intorno alle mura del palazzo di Diocleziano. O quando parlano Rijeca non sanno che parlano di Fiume, che non è soltanto il mito dannunziano, ma è Flumen Sancti Viti e così via. O quando parlano di Pula non sanno che parlano di Pola, in cui vi è una grande arena romana nata prima del Colosseo. Poi c’è tutta una storia dispersa appunto di italiani e di vicende. Quello che rattrista – ha sottolineato Menia – è che in questa Italia, mentre da una parte noi cerchiamo di riacquistare queste pagine di storia e memoria nazionale, vi è chi invece fa opera totalmente contraria e utilizza quel giorno per dire il contrario di ciò è avvenuto e quindi usa tesi che sono state talvolta giustificazioniste (come dire: è vero, sono stati infoibati ventimila italiani, ma in fin dei conti se lo meritavano perché fascisti) oppure semplicemente negazioniste, cioè dicono che ciò non è avvenuto. Io vorrei – è questo il tema politico che pongo – che in Italia ci si indignasse per tutto ciò. Come è giusto indignarsi quando qualcuno sostiene che non è vero che è accaduta la shoah, così è giusto indignarsi per la nostra piccola shoah italiana, che non è una storia di noi di lassù, ma – ha concluso – è un fatto che deve appartenere a tutta la coscienza italiana e deve fare indignare gli italiani e far vigilare il Governo e le istituzioni”.

 

da www.aise.it

 

 

L’on. Roberto Menia, di origine istriana

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