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22ott11 – Daila: verso un accoglimento delle richiete dei Benedettini?

Sta scatenando varie reazioni la nomina inaspettata del sacerdote erzegovese Drazen Kutlesa, 43 anni, a vescovo coadiutore della Diocesi istriana, una mossa sicuramente dettata dall’ingarbugliata vicenda legata alla tenuta di Daila presso Cittanova. Sul tema si è soffermato anche il deputato istriano dietino Damir Kajin. «Con la nomina del vescovo coadiutore hanno sepolto vivo il vescovo Milovan – ha detto – Siamo arrivati a questa penosa situazione per il fatto che i Benedettini e i nostri preti amano il denaro più di Dio».

 

Secondo Kajin alla fine a vincere la “guerra” saranno proprio i monaci italiani che quindi torneranno in possesso della tenuta che è stata loro fino al 1948. «A dar loro ragione – conclude Kajin – sarà la Corte internazionale di Strasburgo in quanto la Chiesa nulla ha a che fare con gli Accordi di Osimo». Secondo il sociologo croato Ivica Mastruko, ex ambasciatore alla Santa Sede, l’incarico del vescovo coadiutore sarebbe principalmente quello di disciplinare il clero istriano e lo stesso vescovo Ivan Milovan, dopo le evidenti espressioni di disobbedienza verso il Vaticano nella vicenda di Daila. «Il vescovo Milovan, appoggiato dalla maggioranza dei parroci istriani, ha sempre anteposto gli interessi del potere temporale in Croazia rispetto a quelli della Chiesa. Una situazione – sostiene l’ex diplomatico – che il Vaticano certamente non tollera».

 

E a proposito delle voci sempre più insistenti secondo cui si starebbe preparando l’avvicendamento strisciante al vertice della Diocesi istriana, Mastruko sostiene che si aprono due possibilità: la prima è che il vescovo coadiutore dopo aver preso conoscenza della situazione della Diocesi, attenda che il vescovo Milovan compia 75 anni di età per poi prendere il suo posto il che avverrà nel 2015; la seconda che Milovan in accordo con la Santa Sede chieda di venir sollevato. «È chiaro – aggiunge Mastruko – che mai il Papa solleverà dal suo incarico il vescovo. Ciò creerebbe un precedente». Infine definisce ridicolo l’intervento di Zagabria teso a invalidare le decisioni amministrative e giudiziarie riguardanti Daila, prese alla fine degli anni 90. «È semplicemente sciocco pensare – spiega – che tali decisioni vengano invalidate per motivi formali, dopo il versamento del risarcimento e la restituzione dei beni. Secondo lui la visita della premier Kosor al cardinale Bozanic dopo lo scoppio della vicenda, avrebbe unicamente carattere elettorale e niente altro. Come andrà a finire? Secondo Mastruko ci vorranno quattro anni per arrivare alla fine del caso e la soluzione sarà un compromesso tra le parti in causa.

 

(fonte “Il Piccolo” 21 ottobre 2011)

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