Cosa occorre per fare dell’Istria una terra transfrontaliera, franca, anche transnazionale, se proprio si vuole? Partire dalle basi. Ed osservare ad esempio cosa non funziona nell’interscambio, tra i tre paesi che su quell’area gravitano. E dunque, ad esempio: le ridicole camarille tra croati e sloveni, che d’estate, nell’ultimo confine oltre l’Ue, sembrano fare a gara, a giornate alterne, tra chi è più rigido nel far passare le carovane dei turisti. Certi residui proto-nazionalisti che vedono nell’italiano (nel croato, nello sloveno) l’avversario da colpire, magari con l’arma incontestabile della multa; una certa, inscalfibile, rigidità amministrativa. E poi, si capisce, Il Grande Tema: quello dell’economia, zavorrata a distanza di pochi chilometri da sistemi amministrativi che sembrano distanti anni luce.
Problemi reali, con implicazioni incontestabili che con ogni probabilità finiranno nel carnet della conferenza permanente, dichiaratamente il primo passo per un progetto di collaborazione tra i sindaci italiani, sloveni e croati dell’area istriana. La decisione è stata presa all’unanimità dalla conferenza del comitato “Sindaci senza frontiere” che si è svolta a Grisignana e nella quale sono stati affrontati i temi dell’entrata della Croazia nell’Unione Europea (in realtà ancora in divenire…) e del futuro dei territori transfrontalieri in relazione alle politiche economiche, commerciali e ambientali comuni.
Col sindaco di Muggia Nerio Nesdladek e quello di San Dorligo della Valle Fulvia Premolin in rappresentanza dell’Istria italiana e, tra i “big”, Ivan Jakovcic, presidente della Regione Istria, il dibattito si è subito indirizzato verso i temi caldi. «Con la prossima entrata della Croazia in Europa – ha osservato Jakovcic – i tempi sono maturi per decidere se questo territorio vuole trovare delle nuove forme di collaborazione che permettano di condividere una moderna architettura di rapporti per crescere insieme». La Premolin ha invece posto l’accento sulla necessità di individuare un organo che dovrebbe fare da coordinatore, una regia strategia e pianificazione. Il muggesano Nerio Nesladek ha invece lanciato un invito alla praticità in tempi brevi ed alla creazione, in tal senso, di un forum con un database di tutte le collaborazioni ed i progetti in essere e di quelli possibili. D’accordo Danijel Cep, vice sindaco di Capodistria che, ben conscio di cosa sia un confine, vede la caduta del confine con la Croazia come il momento conclusivo di distinzione tra un Istria italiana, slovena e croata.
Per Anteo Milos, sindaco di Cittanova, la gente è sempre stata collegata per natura, sono stati i confini ad essere innaturali e con l’entrata in Europa della Croazia si fa forte l’esigenza di stringere ancor più i rapporti tra le realtà del territorio istriano e condividere esperienze. Peter Bossman, sindaco di Pirano, si dice pronto e così tutti gli altri amministratori.
Furio Baldassi
“Il Piccolo” 15 novembre 2012
Foto di gruppo dei sindaci intervenuti all’incontro di Grisignana (foto www.unipoptrieste.it)