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21 gen – Cassazione: non provato che 3 partigiani friulani c’entrano con le Foibe

Nessuna prova è fornita dagli autori del libro 'Genocidio' – Mario Pirina e la moglie Anna Maria D'Antonio – sul coinvolgimento, nella deportazione e nella scomparsa nelle foibe di civili italiani, dei partigiani che combatterono contro i nazifascisti nelle valli friulane del Natisone insieme alle forze jugoslave del maresciallo Tito tra il 1943 e il 1945. Lo sottolinea la Cassazione -sentenza 706 della Prima sezione civile- confermando la condanna al risarcimento dei danni da diffamazione a carico di Pirina (ex esponente del Fuan ed ex militante della Lega Nord poi passato a Forza Italia) e della moglie che, ora, dovranno risarcire tre partigiani indicati nel libro, pubblicato nel 1995 anche con fondi erogati dalla Regione Friuli, come deportatori e/o collaborazionisti. In particolare, la Cassazione ha respinto il ricorso di Pirina e della D'Antonio confermando, in quanto "del tutto congrua e niente affatto contraddittoria", la sentenza emessa nel gennaio del 2004 dalla Corte di Appello di Trieste. 

Ad essere stati diffamati e indicati con l'epiteto di "collaborazionisti", da loro ritenuto offensivo, erano stati gli ex partigiani Mario Sdraulig, Giuseppe Osgnach e Francesco Pregelj. I loro nomi -nel libro- erano riportati insieme a un elenco di 85-90 persone indicate come "responsabili di deportazioni e/o collaborazionisti del IX corpus e delle armate titine" senza che per nessuno di loro fosse indicato il "reato specificamente commesso" e senza l'indicazione di una specifica documentazione storica che potesse suffragare l'accusa di coinvolgimento nella scomparsa di civili italiani. Il libro di Pirina e D'Antonio, ricorda la Cassazione citando il verdetto d'appello, si limita solo a una "generica e complessiva indicazione di fonti, lumeggiando come veri i fatti affermati" ma senza consentire al lettore "di apprezzare le conclusioni per quello che erano": la "personale valutazione" degli stessi autori del testo. La maggior parte delle fonti citate, ad esempio, si esaurisce nella sola indicazione di testate locali come 'La famiglia parentina' o 'La voce del Friuli Orientale'. E per gli archivi vale lo stesso discorso: non una rassegna di materiali ma solo 'Archivi Ozna di Lubiana'o 'Centro studi storici di Rovigno'.

Citando ancora la Corte di Appello, la Cassazione rileva che "la scelta operativa degli autori non solo ha impedito ogni approfondimento circa l'effettiva esistenza dei fatti e delle condotte in base alle quali" i partigiani erano stati "indicati come responsabili di collaborazionismo o di deportazioni di persone con sentimenti di italianita", ma persino di "capire se Osgnach, Pregelj e Sdraulig furono solo dei collaborazionisti dei 'titini' o anche dei responsabili della deportazione di avversari politici". La Suprema Corte, infine, prendendo atto che "la vicenda esaminata si iscrive nel retaggio di un contesto storico caratterizzato da efferatezze ed abomini solo tardivamente proclamati e nelle conseguenti tensioni derivatene", ha stabilito che le spese legali saranno pagate da tutte le parti in causa. 

(fonte ANSA)

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