News_bilinguismo2009

20set12 – Slovenia: bilinguismo, bene la teoria male la pratica

La Commissione per le nazionalità del Parlamento sloveno, riunitasi ieri a Lubiana, ha esaminato l’attuazione del bilinguismo nei territori nazionalmente misti. In giugno l’organismo aveva chiesto ai Comuni e alle Unità amministrative, dove vivono la Comunità Italiana e quella Ungherese, una relazione sull’uso delle lingue minoritarie nella Pubblica amministrazione, negli enti pubblici e sul rispetto del bilinguismo visivo. I sindaci e i responsabili delle Unità amministrative erano stati pregati di rispondere ancora ad alcune domande riguardanti le verifiche dell’applicazione delle norme e la loro valutazione sulla tutela dei diritti delle Comunità nazionali. I documenti fatti pervenire da Capodistria, Isola e Pirano presentano una situazione quasi perfetta nel settore del bilinguismo, uno dei diritti minoritari fondamentali. I primi cittadini oppure i direttori delle Amministrazioni comunali, dopo aver presentato il quadro giuridico in cui si muovono per far rispettare le norme sulla CNI, hanno rilevato non esservi difficoltà concrete e di non aver ricevuto lamentele dai cittadini di nazionalità italiana circa le procedure di loro competenza.

 

Le cose cambiano radicalmente nell’Amministrazione statale, negli enti pubblici, nelle forze dell’ordine, nei dipartimenti dei vari dicasteri. Lo testimonia il documento inviato dalla Comunità autogestita costiera della nazionalità italiana. Comprende un lungo elenco di inadempienze, di mancate applicazioni del bilinguismo, che possono avere conseguenze gravissime, come negli ospedali, negli ambulatori e nelle farmacie, dove sono pochi gli operatori in grado di comunicare correttamente in italiano. Disagi si verificano negli uffici delle imposte, nel dipartimento di geodesia oppure nella magistratura, specialmente per i procedimenti amministrativi di secondo grado, condotti dai ministeri a Lubiana, oppure al Tribunale amministrativo, che avendo sede a Nova Gorica non prevede l’uso dell’italiano. Negli uffici dei notai, invece, ai connazionali vengono fatte pagare le eventuali traduzioni.

 

Riguardo ai comuni, la CAN rileva che la maggior parte dei formulari non sono bilingui, che i bandi di concorso generalmente non vengono tradotti, mentre le delibere ed i certificati sono bilingui soltanto su esplicita richiesta delle parti. Nel dibattito in sede di Commissione sono state poste in risalto soprattutto le mancate applicazioni delle leggi da parte dello Stato. Come affermato dal deputato Roberto Battelli, non sono necessarie nuove delibere, nuovi formulari o nuove disposizioni. Basterebbe la coerente applicazione delle norme in vigore.

 

Le relazioni giunte dai territori nazionalmente misti confermano la scarsa intenzione di rispettare il bilinguismo. Il presidente della CAN costiera, Alberto Scheriani, ha posto l’accento sulla differente percezione dei diritti minoritari tra i funzionari pubblici e gli appartenenti alle Comunità nazionali. Per migliorare la situazione ha rilevato che sarebbe possibile delegare alla CAN alcune competenze dello Stato in materia di bilinguismo, garantendo i finanziamenti necessari per svolgere un simile ruolo. I rappresentanti delle Unità amministrative hanno cercato di minimizzare gli appunti negativi sul loro lavoro, rilevando le inadempienze da parte del potere centrale riguardo alla preparazione di formulari e altro materiale bilingue. Hanno cercato di scaricare sugli appartenenti alle minoranze la responsabilità per la carenza del bilinguismo, dovuta a loro avviso allo scarso uso delle loro lingue da parte degli italiani stessi.

 

Quanto sia annoso il problema delle violazioni del bilinguismo lo ha fatto presente Maurizio Tremul, presidente della Giunta esecutiva dell’Unione italiana. Nonostante tutti gli appelli, i progressi riscontrati sono molto lenti. Al termine la Commissione ha approvato sei conclusioni. Constatano le discrepanze tra le norme giuridiche e la loro applicazione pratica, fanno appello a maggiori controlli da parte degli organismi competenti, chiarendo eventuali interpretazioni delle procedure e migliorando la conduzione dei procedimenti amministrativi bilingui. Tra un anno la Commissione per le nazionalità verificherà i progressi raggiunti. Sotto le varie è stata esaminata l’intenzione del governo di ridurre il canone radiotelevisivo e i rischi per i programmi radio e tv italiani e ungheresi. I parlamentari presenti hanno ammonito che un taglio delle trasmissioni sarebbe una violazione dei diritti acquisiti e che l’attuale ampiezza dei programmi debba rappresentare soltanto il livello minimo accettabile.

 

Gianni Katonar

“la Voce del Popolo” 19 settembre 2012

 

 

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