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20ago12 – L’Istituto Luce mette in rete tutti i filmati storici di Trieste

Che l’archivio dell’Istituto Luce fosse una preziosa miniera per i cercatori di immagini della Trieste d’epoca non è una novità: i primi ad avventurarsi in profondità nel giacimento furono vent’anni fa Pietro Spirito ed Enzo Kermol, con un volume fotografico che si intitolava proprio “Trieste nelle immagini dell’Istituto Luce” (Mgs Press), da cui derivò anche un documentario omonimo prodotto dalla Sede Regionale Rai nel 1993 per la regia di Nereo Zeper. In tempi più recenti è stato Marino Maranzana a recuperare molti materiali del periodo 1943-1954 per il documentario “Trieste Sotto” (su dvd Cinecittà Luce).

 

I cinegiornali di riferimento erano rimasti però sostanzialmente patrimonio ristretto di ricercatori e addetti ai lavori: soltanto dopo il 2004 i più agguerriti cybernaviganti hanno potuto accedere dal sito web del Luce a una selezione di filmati e documenti. La grande novità di quest’estate è l’accordo tra Cinecittà-Luce e la piattaforma internet YouTube, che rende facilmente disponibili anche agli utenti meno esperti del Word Wide Web più di 750 ore di materiali appartenenti alle collezioni dei Cinegiornali Luce (1927-1945) e alla Settimana Incom (1946-1965): quasi 40 anni di memoria storica italiana, che raccolgono una parte cospicua delle produzioni realizzata dall’istituzione nata nel 1924 come “L’Unione Cinematografica Educativa”. Così, fra i 9452 balli, le 5608 miss e i 15096 saluti annunciati dalla sigla, con una semplice operazione di ricerca è possibile visionare in streaming oltre 200 video collegati alla voce Trieste e indicizzati in base al contenuto.

 

Tra i rari filmati di fine anni ‘20, tutti ancora senza sonoro, spiccano “Il viaggio inaugurale della Vulcania”, motonave della società Cosulich al suo primo tragitto da Trieste a Napoli e poi verso l’America; e la “Consegna della bandiera di combattimento all’incrociatore Trieste”, con una panoramica sulla gigantesca imbarcazione e vedute delle Rive cittadine. Il numero di servizi filmati sul capoluogo della Venezia Giulia inizia a crescere vistosamente dall’inizio degli anni ‘30: sono frequenti le sequenze dedicate al varo di navi e imbarcazioni, come il traghetto “Cariddi” e l’incrociatore “Fiume”, o il transatlantico “Vladivostoch” e la “Drafn”, costruiti nei cantieri triestini di Monfalcone rispettivamente per la “Repubblica dei Soviet” e per la Norvegia. La cantieristica primeggia in svariate clip, tra cui quelle che hanno per soggetto il transatlantico “Conte di Savoia”, seguito anche nel viaggio di collaudo.

 

Ma le curiosità balzano agli occhi facilmente: nel 1930 il “Rito nuziale per settanta coppie a Trieste” in un matrimonio collettivo celebrato nella Cattedrale di San Giusto, e l’affollatissima “XI adunata dell’Associazione nazionale alpini” che portò in città più di 25mila penne nere; nel 1931 la corsa automobilistica Trieste-Opicina, con starter Amedeo II d’Aosta Duca delle Puglie, e un primo film sonoro dedicato alle grotte di Postumia. Tra le pellicole del 1932, se le immagini di “Vita balneare” a cui fa da cornice lo stabilimento Excelsior scorrono ancora silenziose, si distinguono per il rombo dei motori le riprese in automobile sulla nuova strada costiera e le gare motonautiche per le “Feste del giugno triestino”; ma già nella “Celebrazione degli eroi del mare” irrompe la retorica roboante del Ventennio, che trionfa nella rievocazione del sacrificio di Guglielmo Oberdan all’inaugurazione del monumento nel 1934, o nella successiva inaugurazione del Monumento ai Caduti sul colle di San Giusto alla presenza del Re.

 

Inutile cercare tracce della visita di Mussolini nel 1938 (presente tuttavia nel repertorio del sito www.archivioluce.com con il titolo “Il Duce a Trieste”); trova spazio invece il ritrovamento dei resti di un grande Teatro Romano durante i lavori per la realizzazione di Corso Italia. I Cinegiornali del 1939 e 1940 riservano alla città ben sette servizi, tra cui quelli dedicati all’Acquario Civico, ai littoriali della cultura e dell’arte, ai campionati di nuoto e pallanuoto nella piscina del Bagno Ausonia, e all’eccezionale ondata di freddo caratterizzata da bora e neve, che produsse inusuali formazioni di ghiaccio sui principali moli e banchine.

 

Se nel periodo bellico Trieste è quasi assente dal repertorio dei Cinegiornali Luce, dalla fine della Guerra e nelle produzioni successive al 1946 targate Settimana Incom la questione giuliana diventa notoriamente centrale nelle cronache nazionali. Le immagini siglate “Martiri italiani – Le foibe del Carso” aprono un dibattito che ancora non accenna ad esaurirsi, mentre il numero monografico del 1947 “L’esodo degli italiani da Pola” è di fatto un documentario composto di “accorate e tragiche visioni” tristemente celebri. Il 1948 è un susseguirsi di richiami come “Chiesto all’Onu Trieste torni all’Italia” e “All’ombra di S. Giusto Trieste attende”, il 1949 è segnato dalla campagna elettorale e dalle elezioni amministrative per la Consulta. Poi la documentazione si infittisce a partire dall’autunno 1953, con l’esposizione dei tricolori dalle finestre e dai balconi dei palazzi in risposta al discorso di Tito che avanzava pretese sulla città, le dichiarazioni del Sindaco Bartoli in approvazione alla decisione degli Alleati di restituire la zona A all’Italia, il resoconto (in inglese, sotto il titolo “The Trieste Events”) delle giornate triestine del novembre 1953, dalle manifestazioni nazionalistiche ai funerali dei dimostranti caduti negli scontri con la polizia civile. Un anno dopo, la monografia “W Trieste italiana”. La voce di Teddy Reno mentre intona tra i bersaglieri “Le campane di San Giusto” sembra la perfetta conclusione di questo percorso.

 

Daniele Terzoli

“Il Piccolo” 20 agosto 2012

 

 

 

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