Nbn

2013, l’anno di Padre Flaminio Rocchi (11) – 08mag13

Dalle pagine del libro “Padre Flaminio Rocchi: l’uomo, il francescano, l’esule”, pubblicato dalla ANVGD, traiamo il capitolo sulle critiche giunte all’Apostolo degli Esuli negli anni. Si tratta di un aspetto interessante e poco conosciuto del francescano, che vogliamo proporvi in occasione di questa 11esima puntata in vista del decennale della morte e del centenario della nascita. Ne emerge una figura orgogliosa del proprio lavoro e della propria missione, fiera dei risultati ottenuti.

 

I link alle puntate precedenti sono dopo la foto.

 

Come chiunque svolga un’intensa attività lavorativa, Padre Flaminio non fu esente da critiche. E’ nella natura umana che qualcuno possa non essere d’accordo sull’operato di altri. Il francescano accettava ben volentieri le critiche, ma era così convinto della strada che aveva intrapreso, da non dare scampo ai suoi interlocutori nel momento in cui gli veniva data la possibilità di chiarire il suo operato. Rovistando fra la corrispondenza infatti, ho trovato copie delle lettere giuntegli negli anni e le puntuali risposte. Non ho mai trovato però una successiva replica, come se le risposte del frate avessero sempre zittito in maniera definitiva ogni polemica rovesciatagli contro. I piccoli capolavori dell’orgoglio di esule sono riassunti in questi brevi esempi.

Da una lettera a Xxxx che gli contestava una carente informazioni ai profughi sui benefici a loro attribuiti.

«Il pesante rimprovero mi tocca personalmente perché sono responsabile dell’ufficio assistenza dell’Associazione.» Dopo aver dato le motivazioni in opposizione alla contestazione, conclude: «Alcuni amici triestini m’hanno invitato a risponderLe su “Il Piccolo”. Non amo gettare in piazza polemiche private. Incasso, anche se con molta amarezza.»

Da una lettera a Xxxx, Presidente di un Comitato Provinciale dell’ANVGD e che nel 1987 criticava i vertici dell’Associazione.

«Possiedo l’elenco di tutte le 34 mila pratiche dei beni abbandonati. A tutti ho comunicato i vari indennizzi. Solo il dieci per cento ha riconosciuto il beneficio ricevuto. Con tanta fatica sono riuscito portare a quattromila gli abbonati a “Difesa Adriatica”. Molti hanno perduto dei benefici perché non erano abbonati. Nessuno di noi è stipendiato, e io sono molto grato a uomini come te che hanno sacrificato tempo, denaro e la famiglia. Sai che non mi permetterei mai di rimproverarti. Il problema dell’assenteismo è molto complesso. Ma io non ho il coraggio di indicare con troppa facilità i colpevoli. Lavoro da oltre cinquanta anni con la passione di profugo e con la dedizione di francescano. Non mi aspetto nulla dagli uomini. C’è gente che chiede giustamente una più vasta attività nel campo politico, culturale e associativo. Perché questa gente non chiede quali sono le disponibilità finanziarie e di personale e che cosa fanno di più e meglio gli altri sodalizi giuliano dalmati?»

Da una lettera di Xxxx nel 1987.

«La prego gentilmente di rinunciare alla Sua Opera di mediazione riguardo la mia pratica dei beni abbandonati.»

La risposta di Padre Flaminio.

«E’ la prima volta in 40 anni che vengo pregato di rinunciare a un patrocinio. La informo che la legge 135 del 5-4-1985 che ha elevato il coefficiente a 200, è opera esclusivamente mia. In data 13 aprile ho sollecitato la definizione della Sua pratica ed ho allegato la fotocopia dei certificati medici che Lei mi ha inviato. Le ricordo che il mio patrocinio è assolutamente gratuito (sono un vecchio frate francescano, profugo da Lussino).»

Ad una lettera di contestazione di un dirigente dell’ANVGD, di cui ometto il nome, nel 1999 Padre Flaminio, ferito nell’orgoglio, così risponde.

«Il tuo bilancio sui 50 anni dell’Associazione è totalmente negativo. L’Associazione non è democratica. E’ immobile. E’ un ghetto. Fa “retorica di cerimoniali autocelebrativi”. Si piange addosso. Cinque volte la richiami a una politica “democratica” e all’apertura ai giovani. Chiedi nuovi interlocutori. Le rimproveri di aver dimenticato le Foibe, di non aver ottenuto l’insegnamento del nostro problema nelle scuole. Proponi la soluzione dei “beni abbandonati” e la riapertura per la qualifica di profugo. Le rimproveri di aver dimenticato le sue origini lombarde. In conclusione la seppellisci sotto una montagna di condanne.
Io non conto nulla nell’Associazione. Ho rifiutato qualsiasi incarico ufficiale. Né il Presidente Toth, né i Presidenti Provinciali (compreso tu), né io riceviamo aiuti finanziari, neanche il rimborso delle spese di viaggio. L’Associazione non riceve alcun contributo. Vive esclusivamente con le offerte dei profughi che riconoscono la nostra attività. La sede centrale riesce a raccogliere e spendere ogni mese otto milioni di lire tra stampa e spedizione di Difesa Adriatica, la dattilografa, l’impiegato, la direttrice del giornale, il condominio, le pulizie, il telefono, la cartoleria, la posta.
Le tue richieste sono state accolte e illustrate dal Presidente Toth al Consiglio Nazionale e cioè:
– Infoibati. Riconoscimento di Monumento Nazionale delle Foibe di Basovizza e Monrupino per iniziativa esclusiva dell’Associazione. Una quindicina di città hanno già dedicato una via agli Infoibati. In parecchi casi ho celebrato personalmente la cerimonia con il Presidente Toth.
– Beni Abbandonati. O restituzione o nuovo indennizzo. Vedi inserto mese settembre 1998 di Difesa Adriatica.
– Esodo nelle scuole. Contatti diretti del Presidente Toth con il Ministro Luigi Berlinguer.
– Apertura europea. Sollecitazioni presso il Ministero degli Esteri.
– Apertura democratica. I congressi e le elezioni nazionali e provinciali dell’Associazione sono aperti a tutti.
– Nuovi interlocutori. Già in atto col Ministro Berlinguer e con il presidente del Consiglio Massimo D’Alema. Ambedue provengono dalla scuola di Botteghe Oscure.
– Storia dell’Esodo. Ne parliamo in ogni numero di Difesa Adriatica. Io ho pubblicato a spese della mia famiglia un grosso volume. Te l’ho mandato in regalo. Non mi hai risposto mentre il Vaticano lo ha definito “il vangelo delle famiglie profughe” e il Presidente Ciampi lo ha accolto con “apprezzamento e ammirazione”.
La politica italiana è stata sempre sorda ai nostri problemi. La Comunità dei profughi è complessa: dai familiari degli infoibati agli antifascisti, dai vecchi con le ferite aperte ai giovani senza passato, dai cattolici agli ebrei, agli atei, dai delusi agli arrabbiati, dai semplici cittadini ai militanti in vari partiti. L’Associazione deve essere di tutti.
Ti confesso, caro amico, che la tua invettiva mi ha colpito dolorosamente perché tu non riconosci il minimo merito all’Associazione. Mi ha colpito personalmente perché ritenevo di aver trasformato il mio sacerdozio in quello di un servo francescano dei miei fratelli profughi. Ho perso tempo? Ho ingannato i profughi?
Non so come concludere questa brutta lettera. Con rancore? No. Con delusione? sì. Con cordialità? Non so se verrà accettata. I Fioretti raccontano che durante un inverno pieno di neve, San Francesco disse a Frate Leone: “Se ritornando in convento il padre Guardiano ci accogliesse con un bastone nocchieruto, scrivi, Frate Leone, che questa è perfetta letizia.»

Da una lettera al Sindaco di Laterina (AR) ove era situato un grande campo profughi.

 

«[…] Mi dispiace che il Prof. Ivo Biagianti non ci abbia dato una definizione più precisa dei profughi sullo sfondo della Convenzione dei Diritti dell’Uomo. Chi erano questi profughi? Slavi? Italiani? Zingari? Poveri noiosi? Politici sbagliati? Colpevoli? Io sono uno di loro. Ho visitato più volte il campo profughi di Laterina.
Il Prof. Biagianti sottolinea la presenza di ragazze profughe molto chiaccherate, con sottintesi ammiccamenti, voglia di divertirsi. E’ vero. Alcune ragazze hanno passato nel Campo cinque-dieci anni. In alto le campane di Laterina annunziavano feste. Nel loro corpo e nella loro anima martellava forte l’amore ma il matrimonio non passava accanto alle baracche. Abbiamo avuto però degli ottimi matrimoni di ragazze profughe con giovani toscani.
Precedentemente i prigionieri militari e politici hanno subìto a Laterina la violenza bellica a politica. Gli istriani hanno trovato nello squallore delle baracche, nella povertà del sussidio, nella solitudine di quella vallata e nella generosa accoglienza dei contadini toscani e perfino negli inviti alle serate di ballo dei paesi vicini, la libertà, la dignità, la patria, la fede della Convenzione sui Diritti dell’Uomo. Princìpi nobilissimi che sembrano esclusivi delle classi della cultura, della politica, dell’arte, della chiesa.
Nel nostro esodo il 96% erano contadini, operai, marinai, artigiani. Hanno accettato in silenzio la violenza che li ha cacciati dalle loro case e non sono mai usciti dal Campo per protestare né contro la direzione, né contro l’Ente Comunale di Assistenza di Laterina, né contro la Prefettura di Arezzo. […]»

Da una lettera del 1988 a Xxxx che protestava per i ritardi negli indennizzi ai profughi e chiedeva le venisse data la precedenza in quanto anziana e malata.

«Il governo ci ha trattato male e ci tratta male anche se il governo è fatto da cittadini italiani, ai quali però interessano poco le pratiche dei profughi. Mi dispiace che Lei se la pigli con la mia Associazione che è fatta di profughi volontari che hanno provocato molti benefici e che si sostiene con l’aiuto degli stessi profughi.
Il ritardo non è dovuto alla Commissione (che io faccio lavorare), né al Tesoro che ha chiesto nuovo personale, né all’Associazione che si è rivolta più volte al Parlamento, al Presidente del Consiglio e al Ministero del Tesoro. E’ dovuto alla scarsità del personale e ad alcuni che lavorano poco.
Non è facile patrocinare le pratiche presso le amministrazioni ministeriali. D’altra parte non rientra nella nostra dignità il lavoro di far scavalcare ammalati da ammalati e vecchi da altri vecchi.»

Da una lettera del 2000 a Giuseppe de Vergottini, direttore del periodico Coordinamento Adriatico.

«Illustre Direttore, il Coordinamento Adriatico del gennaio-marzo 2000 riporta che “la questione dei beni abbandonati lascia completamente indifferenti e inerti sia i diretti interessati, gli esuli, sia il Governo… Prova ne sia che l’elenco dei 179 proprietari rimessi in libera disponibilità… è rimasto, nonostante i nostri appelli, ben chiuso nel cassetto di Padre Flaminio Rocchi”.
Ho pubblicato su Difesa Adriatica, non solo l’elenco dei 179 patrimoni della Zona B, ma anche l’elenco dei 500 delle Province di Pola, Fiume e Zara. Ho indicato i nomi dei 679 proprietari e gli estremi catastali delle singole particelle. Ho fornito agli interessati le istruzioni per conservare e amministrare i beni lasciati nella loro disponibilità. Sono stato il promotore dell’accordo italo-iugoslavo del 5 luglio 1965 che ha aperto la possibilità di chiedere la libera disponibilità dei beni. Ho fatto riaprire i termini nel 1985.
Non ho ricevuto “appelli” da Coordinamento Adriatico e non tengo “cassetti ben chiusi”.»

Da una lettera del 1996 a Virgilio Piutti.

«Caro Signor Piutti, Lei dice: “con tutte le vostre buone intenzioni non è stato modificato nulla”. E’ un giudizio falso che respingo perché migliaia di profughi stanno riscattando l’alloggio in base alla nostra legge a metà del prezzo di costruzione. Il fatto che a Lei è stato negato il riscatto non diminuisce il valore sociale ed economico del provvedimento.»

 

 

 

 

Prima puntata: biografia sintetica https://www.anvgd.it/notizie/14901-2013-lanno-di-padre-flaminio-rocchi-1-12mar13.html

Seconda puntata: vita da cappellano militare https://www.anvgd.it/notizie/14913-2013-lanno-di-padre-flaminio-rocchi-2-14mar13.html

Terza puntata: l’esperienza di cappellano militare in Corsica https://www.anvgd.it/notizie/14945-2013-lanno-di-padre-flaminio-rocchi-3-19mar13.html

Quarta puntata: i ricordi della sua Neresine https://www.anvgd.it/notizie/14961-2013-lanno-di-padre-flaminio-rocchi-4-22mar13.html

Quinta puntata: l’impegno nell’ANVGD https://www.anvgd.it/notizie/14987-2013-lanno-di-padre-flaminio-rocchi-5-26mar13.html

Sesta puntanta: le Foibe https://www.anvgd.it/notizie/15014-2013-lanno-di-padre-flaminio-rocchi-6-02apr13.html

Settima puntana: l’Esodo giuliano-dalmata https://www.anvgd.it/notizie/15034-2013-lanno-di-padre-flaminio-rocchi-7-04apr13.html

Ottava puntata: Trattato di Osimo e rapporti con la ex Jugoslavia https://www.anvgd.it/notizie/15055-2013-lanno-di-padre-flaminio-rocchi-8-09apr13.html

Nona puntata: L’assistenza agli Esuli https://www.anvgd.it/notizie/15080-2013-lanno-di-padre-flaminio-rocchi-9-11apr13.html

Decima puntata: La cruda realtà della profuganza https://www.anvgd.it/notizie/15081-2013-lanno-di-padre-flaminio-rocchi-10-06mag13.html

0 Condivisioni

Scopri i nostri Podcast

Scopri le storie dei grandi campioni Giuliano Dalmati e le relazioni politico-culturali tra l’Italia e gli Stati rivieraschi dell’Adriatico attraverso i nostri podcast.