20.09.2025 – Il 20 settembre 1880 è un giorno di festa nazionale nel Regno d’Italia: ricorre proprio il decennale della breccia di Porta Pia, da cui i Bersaglieri entrarono nelle mura di Roma segnando la fine del potere temporale dei Papi e la conquista della “Città eterna”. Il 3 febbraio1871 Roma venne proclamata capitale d’Italia e per tanti il percorso risorgimentale aveva finalmente compiuto un passo tanto atteso e grazie al quale l’unificazione nazionale poteva dirsi completata. Garibaldini, mazziniani e rappresentanti della “Sinistra storica”, però, non la pensavano così; c’erano ancora terre sottoposte all’Impero austro-ungarico in cui la maggioranza della popolazione era italiana o comunque vi erano significative presenze di connazionali: il Trentino e Trieste, l’Istria e la Dalmazia, qualcuno guardava anche a Fiume.
Nel 1877 una delegazione di patrioti trentini e adriatici partecipò ai funerali del Senatore Paolo Emilio Imbriani ed il figlio Matteo Renato la salutò come proveniente dalle “terre irredente”, cioè non ancora redente ovvero liberate dalla dominazione straniera. Irredentisti diventarono quindi coloro i quali da una parte e dall’altra del confine si adoperarono per completare veramente l’unificazione nazionale. Dopo Trento e Trieste una delle città che maggiormente vide fiorire l’irredentismo fu Capodistria, l’Atene dell’Istria, così chiamata per la sua vocazione intellettuale ed il suo ruolo di avanguardia nella formazione della coscienza nazionale: qui quel 20 settembre 1880 nacque Nazario Sauro.
Due anni dopo il Regno d’Italia, entrato in contrasto con la Francia per questioni di espansionismo coloniale in Africa, strinse la Triplice alleanza con l’Impero tedesco e l’Austria-Ungheria, contro cui aveva combattuto tre Guerre d’indipendenza. In Italia gli irredentisti diventarono agli occhi delle istituzioni dei destabilizzatori, dei facinorosi che potrebbero compromettere il nuovo corso dei rapporti con Vienna. L’impiccagione a Trieste il 20 dicembre di quello stesso anno di Guglielmo Oberdan che aveva pianificato di uccidere l’Imperatore Francesco Giuseppe d’Asburgo fornì tuttavia all’irredentismo un protomartire attorno al quale costruire una narrazione capace di raccogliere consensi tra i giovani. In Istria il patriottismo per l’Italia si espresse soprattutto secondo la declinazione mazziniana, che tra l’altro rivendicava la libertà di tutti i popoli oppressi ed aveva una venatura sociale che lambiva il repubblicanesimo ed il socialismo. Il giovane Sauro, di umili origini, crebbe con questi ideali, frequentò senza concludere gli studi il Collegio dei Nobili di Capodistria con Pio Riego Gambini, l’ideologo del Fascio Giovanile Istriano, di chiara matrice mazziniana. Sauro tuttavia non aderì al movimento fondato dal suo grande amico: era un marinaio, solcava l’Adriatico sulle navi commerciali, studiava rotte, coste e correnti sognando un giorno di guidare navi italiane alla conquista di quelle terre. Gambini, maggiormente intellettuale, verrà chiamato “il Mazzini dell’Istria”; Sauro, uomo d’azione, diventerà “il Garibaldi dell’Istria” e proprio come l’eroe dei due mondi si battè anche per la libertà di altri popoli, fiancheggiando in particolare la guerriglia albanese contro la dominazione ottomana.

Quando l’Austria-Ungheria invase la Serbia dando inizio a quella che diventerà la Prima guerra mondiale nell’estate del 1914, Sauro e centinaia di altri irredentisti esfiltrarono in Italia: non risposero alla chiamata alle armi di Vienna, si adoperarono invece affinché l’Italia rompesse l’alleanza e conquistasse le terre irredente. Il 24 maggio 1915 Vittorio Emanuele III dichiarò guerra all’Impero asburgico: Sauro e tanti altri come lui si arruolarono volontari, pur sapendo che se fossero stati fatti prigionieri sarebbero stati impiccati come traditori. Ed è anche per questo che Sauro affidò ad un amico giornalista due lettere, una per la moglie ed una per il figlio maggiore, da consegnare qualora non avesse più fatto ritorno: diventeranno il suo testamento spirituale, lasciando alla storia parole che conciliavano i doveri nei confronti della Patria con quelli del padre di famiglia.
Dopo tante vittoriose incursioni lungo la costa istriana, Sauro venne catturato al termine di una sfortunata missione del sommergibile Pullino, rimasto incagliato all’ingresso del Golfo del Carnaro. Sauro fornì false generalità, ma fu comunque processato a Pola, venne addirittura portata in aula sua madre, la quale dichiarò di non conoscerlo, mentre un cognato “austriacante” non si fece remore a riconoscerlo davanti al tribunale militare. Nella piazzaforte istriana d’altro canto era già arrivato il boia che poche settimane prima a Trento aveva impiccato Cesare Battisti e Fabio Filzi e il 10 agosto 1916 pose fine anche alla vita del Tenente di Vascello Nazario Sauro, Medaglia d’oro al valor militare.
Lorenzo Salimbeni
Nell’ambito della rassegna “Il cinema della frontiera adriatica alla Mostra di Venezia”, l’ANVGD ha recentemente commemorato Nazario Sauro al Tempio votivo del Lido di Venezia ove è sepolto
