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1918, la memoria di Trieste (Il Piccolo 29 ott)

Riceviamo e pubblichiamo

Tra pochi giorni celebreremo l’anniversario, il novantesimo, della fine della prima guerra mondiale e del congiungimento di Trieste all’Italia. I tempi che viviamo sono turbolenti e difficili, gravi sono per molti le difficoltà del vivere quotidiano, ma ciò non deve impedire, a 90 anni da quel lontano 4 novembre 1918, una doverosa riflessione sugli avvenimenti di allora e sulle conseguenze che ne derivano.

Cambiò lo Stato, cambiò l’apparteneneza statale dei triestini e dei giuliani, cambiarono gli ordinementi e i punti di riferimento, cambiò la vita quotidiana e si ridusse drasticamente la molteplicità delle lingue. Per tutti, italiani, sloveni e croati.

Ora io chiedo che noi tutti dobbiamo e possiamo, con serenità e obiettività, riflettere su quel lontano 4 novembre, collocandolo nella storia e coltivandone la memoria, cercando di capire le motivazioni degli avvenimenti di allora e analizzandone le conseguenze. E non dobbiamo dimenticare i sacrifici e le sofferenze e i tanti morti di un’intera generazione e ricordare la fine della guerra, di quell’«inutile strage» (come la chiamò papa Benedetto XV), causa di innumerevoli lutti e distruzioni. Ma dobbiamo anche ricordare ciò che per tanti giovani significò le trincee del Carso, i loro ideali e le loro speranze, lo spirito del Risorgimento e il senso della Patria. Del resto sono questi dei valori fondanti dell’etica repubblicana sui quali ha insistito con orgoglio e sobrietà Carlo Azeglio Ciampi nel corso dei setti anni della sua presidenza.

Ispirati a questi principi e animati dalla ricerca della verità dobbiamo altresì avere coscienza delle nostre ragioni ma anche dellanostra parzialità e dobiamo considerare i punti di vista e le ragioni degli «altri» a noi vicini, dobbiamo capire le sofferenze degli sloveni e dei croati che venivano brutalmente assorbiti nel regno d’Italia, che, con il progressivo affermarsi del fascismo, trasformò la diversità in disuguaglianza e assenza di diritti. E ben triste sarebbe che, come è accaduto anni orsono, manipolazioni o grossolane omissioni venissero ad alterare la verità della storia e la dignità della memoria.

Tutto ciò lo possiamo e lo dobbiamo fare non solo in nome di quell’Europa, che era stata nei sogni di tanti intellettuali triestini e giuliani, ma proprio rifacendosi all’insegnamenti che ci viene dai disastri e dalle tragedie che hanno colpito anche la nostra regione. Perché solo superando la nostra visione unilaterale e la nostra parzialità (e ciò deve valere sia per gli italiani come deve valere per gli sloveni e per i croati) potremo capire le ragioni degli uni e degli altri e la complessità della storia. Ecco, il 4 novembre può aiutarci a capire.

Fulvio Camerini

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