ANVGD_cover-post-no-img

18 lug – Marcozzi Keller: no alle tesi dell’Osservatorio dei Balcani

Riportiamo la lettera pubblicata dal quotidiano “L’Adige” il 15 luglio, a firma di Anna Maria Marcozzi Keller, presidente del Comitato ANVGD di Trento.

Sono stata informata della recensione de “L’Adige” su “Storie di confine…”, convegno dell’”Osservatorio dei Balcani”, tenutosi a Trento. Ho assistito al convegno: essendo in periodo elettorale, attaccare alla maniera stalinista gli pseudo fascisti esuli giuliano-dalmati è sempre cosa buona e giusta, per gli estremisti di sempre.

Si occupassero invece delle vittime dei gulag staliniani o titini, molto ben documentati, questi ultimi, dal libro della slovena Dunja Badnjevic “L’isola nuda” ed. Bollati Boringhieri. I giovani dell’Osservatorio dei Balcani invece di continuare a sostenere le tesi slovene del negazionismo vengano a parlare con gli esuli, più italiani di loro, si documentino sulla orrenda fine che gli slavi, a guerra finita, hanno imposto alla popolazione italiana del confine orientale, ai religiosi –e in questi giorni è stato beatificato don Bonifacio-, ai militari italiani non ammazzati subito, così come viene descritto nel libro di prossima pubblicazione della storica Giusti ed Elena Aga Rossi. Eliminazioni volute, imposte dal “Migliore” in accordo con Tito.

Ho visto al convegno una sintesi de dvd che documenterà per le nostre scuole, e a modo loro, la storia del confine orientale. Neanche Lubiana sarebbe più brava, peccato che gli archivi sloveni, custodi delle loro nefandezze, non siano accessibili. Vorrei capire il curriculum di questi storici, curriculum di studio e non politico.
Altro che supervisori e tutori di pace, questi signori seminano odio con la presunzione di “scoprire” pagine di storia di guerra, storie feroci come in tutte le guerre; pacificatori di etnie diverse? Difficile capire la logica di chi li finanzia, tenendo i piedi in più staffe!

Ho assistito in silenzio al convegno del 4 giugno a Trento e ho sentito le sparate dello sloveno-triestino e di altri: cifre del tipo, sloveni deportati 300.000, croati 200.000. Italiani quanti? La popolazione dell’Istria era in tutto composta da neanche 400.000 persone nel 1920. La vogliamo finire con rimestare il dualismo fascismo-comunismo? A chi giova, oddio, siamo in periodo elettorale, però voteremo tutti e non solo i nostalgici di culture postbelliche.

Leggo che a Levico hanno imbrattato la lapide dedicata alle vittime delle foibe, ma di cosa vi meravigliate se la cultura attuale è quella di coprire ancora di fango gli italiani d’Istria, Fiume e Zara; i militari italiani che, con la vita, hanno difeso i civili, e non soltanto italiani, dalla barbarie slava e comunista italiana.

Si parla oggi di bollare con le impronte digitali i rom, ricordatevi che nel 1949 il ministro dell’interno Scelba aveva imposto le impronte digitali anche agli esuli giuliano-dalmati, ritenuti pericolosi fascisti e/o possibili spie di Tito. La fantasia perversa e persecutrice di tanta povera gente non aveva trovato allora la solidarietà che oggi hanno gli zingari. Italia grazie.

Anna Maria Marcozzi Keller – Rovereto

0 Condivisioni

Scopri i nostri Podcast

Scopri le storie dei grandi campioni Giuliano Dalmati e le relazioni politico-culturali tra l’Italia e gli Stati rivieraschi dell’Adriatico attraverso i nostri podcast.