L’opera ingiuriosa degli estremisti sconosciuti, la quale ha violato la sacralità del monumento di Basovizza, che ricorda lo sterminio delle popolazioni italiane nelle foibe ad opera delle forze militari jugoslave di occupazione nel periodo terminale della seconda guerra mondiale è fonte di tristezza per la cittadinanza. E’ fonte di tristezza poichè ci si rende conto del fatto che esistono individui che continuano a non riconoscere la tragedia delle foibe, che offendono i simboli del ricordo del martirio di migliaia di italiani che, per il solo fatto di essere italiani, vennero gettati vivi nelle cavità carsiche ed istriane alla fine della guerra, per assecondare desideri di vendetta bellica jugoslava e disegni di pulizia etnica suscettibili di consolidare il progetto di annessione dell’intera Venezia Giulia alla Jugoslavia medesima.
E’ un momento in cui ci si sovviene con avvilimento delle dichiarazioni di intellettuali sloveni che negano le foibe, di autorità d’oltre confine che fingono di non sapere. Ci si ricorda di quanto avvenuto qualche mese fa a Trieste, quando il Presidente della Repubblica Italiana Giorgio Napolitano ha invitato i Presidenti di Slovenia e Croazia ad assistere ad un meraviglioso concerto in piazza Unità, per suggellare quanto tutti desiderano ed attendono, la riconciliazione. E pure in quella occasione la popolazione locale assistette con sconcerto alla condotta del Presidente della Slovenia Turk, il quale dopo aver chiesto ed ottenuto di onorare con una corona di alloro la lapide che ricordava l’incendio del Balkan, si è poi incresciosamente rifiutato di onorare i caduti alla Foiba di Basovizza.
I Cancellieri tedeschi Willy Brandt ed Helmuth Kohl, nei decenni scorsi, si sono inchinati davanti al Muro del Pianto a Gerusalemme. Il Presidente del Consiglio della Federazione Russa Vladimir Putin, l’anno scorso, si è inchinato insieme al suo omologo polacco davanti alla fossa di Katyn. Ancora a Trieste non si capisce perché il Presidente della Slovenia rifiuti di apparire alla Foiba di Basovizza. E’ un dato sorprendente, che si oppone a quello spirito europeo di comune appartenenza ai valori del futuro, che sono basati sulla verità, sul rispetto reciproco, sulla leale condivisione di doveri e diritti, nel nome dello sviluppo pacifico dei popoli.
Ci chiedono di riconoscere quanto l’Italia ha fatto prima? Lo abbiamo fatto e lo stiamo facendo. I nostri studenti fanno ricerche su Arbe e su Gonars. L’università, gli studi storici, la ricerca della verità avanza in Italia, senza reticenze. Ma la colpevolizzazione gratuita ed infondata del popolo italiano per giustificare le foibe no. Questa operazione si pone contro la verità storica. Quanto più la memoria del martirio delle foibe viene offeso da atti ingiuriosi, tanto più ci rendiamo conto di quanto doveroso sia ricordare quei tragici fatti.
Stefano Pilotto su Il Piccolo del 16 febbraio 2011