ANVGD_cover-post-no-img

15 giu – Parallelismi di qua e di là tra gli italiani

Vi proponiamo il commento di Errol Superina, apparso su La Voce del Popolo del 15 giugno 2010 e riferito alle appena concluse elezioni dei rappresentanti della Comunità Nazionale Italiana di Slovenia e Croazia. Oltre all'interessante analisi elettorale, nel leggere alcune righe a molti appariranno parallelismi quantomeno curiosi con il mondo dell'Esodo. Come dire: tutto il mondo è paese…

 

Furio Radin sarà presidente dell’Unione Italiana per un altro mandato di quattro anni affiancato da Maurizio Tremul a capo della Giunta esecutiva. Così hanno voluto i connazionali domenica scorsa chiamati alle urne anche per il rinnovo dell’Assemblea della massima organizzazione rappresentativa della comunità nazionale italiana. In numerose Comunità si è votato in contemporanea per ricostituire le Assemblee dei sodalizi. I controcandidati, Orietta Marot e Silvano Sau vanno a casa, è la logica delle elezioni dirette introdotte quest’anno per la prima volta dopo le modifiche e le integrazioni allo Statuto approvate dall’Assemblea UI alla sua sessione del 30 marzo u.s.

Tirate le somme, ma senza entrare nell’analisi dei numeri, si può affermare tranquillamente che in questa cosiddetta “festa della democrazia”, la partita si sia giocata sul fronte del concetto di unitarietà: gli elettori hanno preferito un’Unione Italiana unica, forte e rappresentativa indicata da Radin contro la filosofia di Sau – e qui nessuno soffre di amnesie – che ha sostenuto sempre una CNI divisa in due tronconi, uno in Slovenia e l’altro in Croazia.

Da questo appuntamento elettorale un osservatore anche poco attento può cogliere immediatamente un messaggio lanciato in comune dalla maggioranza dei connazionali: c’è un sentito bisogno di ossigeno e di dinamismo nei meccanismi di funzionamento dell’Assemblea e della Giunta, motivo per cui quasi ovunque si esige un rapido adeguamento dello Statuto alle esigenze del momento: l’operazione, avviata alcuni mesi fa, dovrà pertanto proseguire con speditezza subito dopo l’insediamento dei nuovi organismi assembleari.

Ad ogni modo se le operazioni di voto sono state, come qualcuno si ostina a chiamarle, una “festa della democrazia”, la campagna elettorale è stata decisamente un “festival dell’ipocrisia”, che ha provocato nel tessuto della CNI una lacerazione profonda e dolorosa difficilmente rimarginabile, una spaccatura pericolosa causata – ed è una percezione personalissima – da una folle ingordigia di soldi e di potere che ha accomunato in determinati appuntamenti preelettorali indistintamente avvocati, imprenditori, architetti, attivisti, dipendenti, artisti… tutti vergognosamente penzolanti dalla tetta dell’Unione. In un momento in cui la logica e il senso della realtà hanno lasciato spazio alla propaganda e ai peggiori prodotti della fantasia, con colpi bassi e riesumazione di presunti scandali, abbiamo assistito al profilarsi di alleanze per lo meno strane che lasciano a dir poco perplessi. È il punto più basso toccato dalla politica della CNI nella sua lunga storia in cui la vecchia formula dei “nemici dei miei nemici sono miei amici” ha funzionato ancora. Tutti hanno notato il movimento di quelle persone che 8-10 anni fa hanno tentato di distruggere l’Unione unitesi improvvisamente ai “trombati” delle elezioni di quattro anni fa per formare una società di finti moralisti e di moralizzatori in servizio permanente effettivo. Abbiamo ascoltato tante falsità e ignominie, insomma il lerciume del nostro giardinetto intercalato da minacce, offese e ricatti indirizzati, non soltanto a connazionali dell’Istria, ma anche ai giornalisti di questa testata perché si comportassero in una certa qual maniera… Qualcuno dovrebbe spiegarci anche il ruolo sostenuto in queste elezioni da determinati circoli italiani. Per fortuna l’elettorato ha saputo premiare e distinguere i valori e ripudiare l’incertezza di deleteri salti nel buio, gli agguati di pericolosi clientelismi e i possibili ritorni al passato.

Questo, tutto sommato, è il nostro male, il male di una piccola comunità cattiva e invidiosa. Tanta malvagità nasce da quella incomprimibile secrezione interna di amarezza e di risentimenti che solitamente tormenta i trombati. È il tipico problema che, mi sembra, si riscontri negli invidiosi, nei prototipi rancorosi della ribellione e dell’esasperazione il cui temperamento incontrollato ed endemico li porta spesso a voler ovviare con la cattiveria, con il discredito e con l’affronto, ai tanti torti che presumono di soffrire. È, sotto sotto, la disperazione di chi non ce la fa a tenere il ritmo con i migliori e con la loro velocità di progresso. Succede sempre la stessa cosa – ha detto qualcuno – in politica, come nello sport: è difficile accettare la regola del fuori gioco e stare in panchina a guardare gli altri correre troppo veloci.

Chiudo con una breve e bonaria riflessione. Piombare a capofitto dalle stelle alle stalle può rivelarsi a volte un’esperienza dolorosa. D’altra parte però, non tutti i mali vengono per nuocere: se accettati e affrontati con dignità possono servire ad aggiungere decoro alla propria immagine. L’operazione potrebbe venir completata magari soffiando nelle trombette dei “vuvuzela” di siti internet privati durante i prossimi quattro anni, giusto in tempo per ricandidarsi alle elezioni del 2014.

Errol Superina

0 Condivisioni

Scopri i nostri Podcast

Scopri le storie dei grandi campioni Giuliano Dalmati e le relazioni politico-culturali tra l’Italia e gli Stati rivieraschi dell’Adriatico attraverso i nostri podcast.