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14 dic – Assemblea della Soc. Dalmata di Storia Patria

L’11 dicembre, nel locali (g.c.) della Biblioteca Nazionale Centrale Vittorio Emanuele II in Roma s’è svolta l'Assemblea annuale della Società Dalmata di Storia Patria.  Nel pomeriggio precedente v’era stata la riunione del Consiglio Direttivo: entrambe le riunioni presiedute e dirette  da Marino Zorzi, già direttore della Biblioteca Marciana in Venezia.

L’assemblea ha ascoltato le relazioni del Presidente, della Segretaria accademica prof.a Rita Tolomeo e del tesoriere Carlo Cetteo Cipriani, approvandole.  Sono anche stati presentati i progetti di ricerca futuri della Società che spazieranno dall’attività amministrativa delle magistrature venete nelle città dalmate, alla rinascita sociale ed imprenditoriale del ‘700 ed ‘800, alla presenza ebraica nella regione.  Di rilievo sarà il convegno relativo alle regioni italofone dell’Impero austriaco al momento della nascita del Regno d’Italia ( nel quadro delle celebrazione dei 150 anni dell’unità nazionale)  http://www.sddsp.it/index.php?it/148/attivita-prossime .

Dopo l’approvazione di nuovi soci chiamati a far parte della compagine sociale, l’assemblea si è chiusa con le allocuzioni del sen. L. Toth e del presidente emerito della SDDSP, prof. Sante Graciotti.

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La Società Dalmata di Storia Patria fu fondata in Zara il 26 marzo 1926.

A quell'epoca di tutta la Dalmazia solo Zara, in seguito al Trattato di Rapallo del 1920, era stata ricongiunta al Regno d'Italia. Non era certo la Dalmazia che i Dalmati avrebbero voluto congiungere al Regno d'Italia e che l'Italia avrebbe dovuto ottenere con le promesse del Patto di Londra del 1915.  Ma Zara, quale sua vecchia capitale, poteva almeno ambire a considerarsi la rappresentante spirituale di tutta la Dalmazia, o almeno custode della sua memoria storica. Non aveva importanza l'esiguità del territorio dalmata assegnato con Zara all'Italia: l'oggetto specifico di interesse della Società Dalmata di Storia Patria  (oggi si direbbe 'Storia regionale') non era la Dalmazia allora politicamente appartenente all'Italia, ma la Dalmazia storica, dal Golfo del Carnàro alle Bocche di Càttaro.

E fu proprio per la singolare posizione geo-politica occupata nel primo dopoguerra di Zara rispetto all'Italia peninsulare, che la Società Dalmata presentò fin dalla sua nascita caratteri di comunanza ma anche di anomalia rispetto alle consorelle Società e Deputazioni di Storia Patria delle altre regioni del Regno d'Italia. Il territorio di riferimento, la Dalmazia, era infatti nella quasi totalità non più giuridicamente italiano e gli Italiani di Dalmazia erano un gruppo destinato a ridursi, ma non a scomparire. Da ciò il duplice grande compito che impegnò i primi soci della Società Dalmata di Storia Patria: quello scientifico di studiare la "storia patria" come tutte le Società consorelle con quello patriottico di perpetuare la memoria del contributo dato dai Dalmati alla civiltà italiana, dall'epoca romana ad oggi.

Di questo duplice compito fu interprete, fra i più autorevoli, il primo presidente della Società, Giuseppe Praga, storico insigne. Del resto Praga fu anche direttore dell'Archivio di Stato e, per un decennio prima della seconda guerra mondiale, direttore della Biblioteca comunale Paravia di Zara, della quale curò l'accrescimento.

La vita della Società Dalmata non fu mai facile, dati i tempi del primo dopoguerra e le vicende disastrose vissute con la seconda guerra mondiale ed il secondo dopo-guerra. Appena fondata iniziò la pubblicazione di Atti e Memorie e d’una collana di volumi di  Studi e Testi, ma il ristretto ambiente cittadino provocò tensione fra i soci per cui dopo un po' lo slancio iniziale si allentò.  Ma fu nel 1935, a seguito della riorganizzazione centralizzata degli studi storici in Italia, che la Società Dalmata fu formalmente sciolta e unita alla Regia Deputazione di Storia Patria per le Venezie quale "Sezione Dalmata". Questo provvedimento può chiarire i termini della pretesa protezione del fascismo, che preferì chiudere l’unica istituzione culturale dalmata di valore scientifico  invece di accordare un sussidio. Ci fu poi la guerra e con l'esodo degli italiani di Dalmazia il blocco delle attività.

Per iniziativa di alcuni Dalmati esuli in Italia, nel 1961, la Società Dalmata rinacque a Roma. Il merito di questa rinascita e della sua successiva vita va ad alcuni intraprendenti uomini di azione e studiosi italo-dalmati, profughi dopo la guerra e l'esodo, come i due fratelli Ildebrando e Antonio Tacconi, Manlio Cace,  Angelo de Benvenuti, Vincenzo Fasolo, Niccolò Luxardo, Attilio Budrovich, più tardi il lessicografo Aldo Duro, i due Ziliotto e molti altri, affiancati in numero sempre maggiore da studiosi italiani e stranieri, che non avevano alcun legame specifico con la Dalmazia.

Si veniva infatti operando un ricambio generazionale, evidente anche nella struttura organizzativa della Società, che dal 1987 vide al suo vertice, con l'avvento di Massimiliano Pavan, dei presidenti non dalmati, eredi peraltro di tutta la ricchezza di idee che aveva animato la fase anche etnicamente dalmata della vita della società, da Vincenzo Fasolo (primo presidente nel 1961) a Manlio Cace, Antonio Just Verdus, Furio Fasolo. In quel periodo fu fondamentale l'opera della segretaria Gica Bobich, zaratina che, fino alla morte nel 1986, garantì il passaggio dalla vecchio gruppo dirigente ai nuovi soci ed ai nuovi Consigli di presidenza nei quali per lunghi anni (1984-1999) sarebbe stato vice-presidente il giurista della Sapienza romana Claudio Schwarzenberg, di Fiume.

Frutto dell'attività della Società sono le varie decine di volumi degli "Atti e memorie della Società Dalmata di Storia Patria" e dei collaterali "Studi e testi", Cui s’aggiungono altrettanti volumi pubblicati dalla sezione veneta, che a fine anni '70 era stata fondata in Venezia, meritevole anche per la riedizione di alcuni "classici" della storiografia dalmata).  Significativi i convegni che – anche in collaborazione con le Università di Roma, Venezia, Trieste, Macerata, Vienna, Zagabria, Zara, Spalato, con la "Società Dante Alighieri", con l'"Istituto della Enciclopedia Italiana", la "Fondazione Giorgio Cini" di Venezia, l'"Accademia Marchigiana di Scienze, Lettere e Arti" – sono stati da essa organizzati in Italia e all'Estero. Vanno poi aggiunti la partecipazione dei suoi membri a innumerevoli iniziative scientifico-culturali in Italia a all'Estero sui problemi della Dalmazia ed il supporto dato in vari modi a studiosi di storia dalmata.

Il compito di conservare la memoria della cultura italo-dalmata è stato attuato dalla Società Dalmata di Storia Patria soprattutto con il lavoro storiografico: la pubblicazione di saggi, di fonti, di studi, da parte di studiosi italiani e stranieri, spesso di altissimo valore scientifico. Basti ricordare, tra gli italiani, Massimiliano Pavan, Ugo Tucci, Sante Graciotti, Paolo Preto, Lorenzo Braccesi, Giuliano Bonfante, Girolamo Arnaldi, Sergio Anselmi, Ulderico Bernardi, Domenico Caccamo, Rita Tolomeo, Bruno Crevato-Selvaggi, Marino Zorzi, Carlo C. Cipriani, insieme con un fedele gruppo di studiosi viennesi e ungari, ai quali si aggiungono collaboratori serbi e croati. Attraverso la scelta dei soci e dei collaboratori la Società vuole contribuire a creare in Italia e all'estero delle nuove generazioni di ricercatori, forniti di obiettivi di ricerca e strumenti di lavoro adeguati ai tempi.

E' a loro – in particolare agli Istituti universitari italiani interessati alla storia dell'Est Europa (spesso immemori della Dalmazia) e a quelli slavi dedicati all'Italia e alla cultura italiana – che la Società Dalmata di Storia Patria intende affidare il compito di concentrare l' attenzione sul bacino adriatico, anche come luogo deputato di amicizia e di integrazione tra Ovest ed Est europeo, ruolo svolto per secoli dalle terre e dalle genti dalmate, come spesso della pubblicistica incolta, partigiana e faziosa, scorda in continuazione.

Alcune fortunate coincidenze negli ultimi anni hanno consentito di iniziare progetti culturali di notevole spessore. L'inventariazione degli archivi di tutte le magistrature culturalmente italiane prodottesi nei secoli in Istria, Fiume, Dalmazia, conservati negli archivi  ora di là dal confine in Slovenia, Croazia, Montenegro. Lo studio della presenza degli Ebrei in Dalmazia nelle due comunità principali di Spalato e Ragusa. L'indagine sullo svolgersi della vita intellettuale, sociale ed economica, nella Dalmazia fra ‘700 ed ‘800, periodo di passaggio e di crescita della regione verso nuovi modelli ma anche dell'affacciarsi delle identità nazionali che saranno la causa di tante disgrazie della regione.

I recenti tagli alla cultura hanno colpito anche la Società Dalmata di Storia Patria che tuttavia, con strette economie ed uso più che oculato dei pochi fondi, intende continuare la sua opera a difesa della cultura di una regione spesso negletta in Italia e dagli Italiani.

E per questa opera faticosa e silenziosa, la Società Dalmata di Storia Patria, è stata insignita, nell'anno dell'80° dalla costituzione, della medaglia dei benemeriti della cultura e d’un francobollo celebrativo della SDDSP.

(courtesy Carlo Cetteo Cipriani)

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