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13 apr – Serbo ritrova caduto triestino in Bosnia

«Dopo 65 anni vogliamo dare una famiglia e una storia al soldato italiano che abbiamo riesumato a Mladikovine. Di lui conosciamo solo il nome e poco altro». Dopo i Giorni del Ricordo, Nedo Nikolic, presidente per l'Italia di Ravnogorski Pokret, lancia un appello alle nostre associazioni combattentistiche e d'arma.

Serbo bosniaco, proveniente dalla regione di Teslic e residente a Longare («dove vive la metà degli abitanti del mio Paese»), racconta: «Io sono grato all'Italia che ci dà lavoro e futuro così quando ho scoperto, nel corso delle ricerche sulla Seconda Guerra Mondiale nella Repubblica Serba di Bosnia-Erzegovina, che tra i soldati filo-monarchici uccisi e seppelliti in fosse anonime dai partigiani di Tito c'era anche un italiano, ho ritenuto giusto con i miei compagni dargli una tomba ed una croce. Ce l'ha indicato un anziano del luogo che gli fu amico e lo ricordava chiamandolo capitano. È lui l'unico "documento" che abbiamo».

Si chiamava Raffaello Jacobist, aveva probabilmente 23 anni, veniva forse dalla zona di Trieste o forse dalmata («parlava anche un po' di serbo»), imprigionato dai titini in territorio croato e poi fuggito, aveva trovato riparo proprio nel piccolo centro di Mladikovine dove ha vissuto per pochi mesi, nascosto dalla gente, per pochi mesi.

«Sempre quest'anziano ci ha raccontato che a metà aprile 1945 arrivarono in paese i partigiani ed iniziarono le rappresaglie contro i resistenti anti-comunisti. Fu riconosciuto mentre aiutava a seppellire i corpi e condannato alla fucilazione. Chiese allora che fosse il suo amico a dargli sepoltura. Pensi che lì i vecchi ancora ripetono frasi in italiano come "andiamo dal capitano" o "tutto bene" imparate da lui».

A togliere il velo su questa storia dimenticata le ricerche svolte dall'associazione sulle fosse comuni e le tombe dei partigiani filo-monarchici. Altro capitolo intricato della vicenda jugoslava: «Dopo la resa del 1941, a Ravna Gora si costituì il nucleo di un nuovo esercito fedele a re Pietro II in esilio. Combatté i nazisti ma era anche nemico dei comunisti, di cui subì la repressione. La nostra associazione è nata per ricordare le idee e la storia di quei soldati. Condanniamo le foibe, furono crimini di pure vendetta, e la storia del vostro soldato mi ha commosso. Abbiamo ritenuto così di fare un gesto di amicizia e di pietà, ma anche di rispetto verso un uomo che resta ancora nei ricordi della nostra gente».

Roberto Luciani su Il Giornale di Vicenza del 12 aprile 2010

 

 

 

(l'anziano scopritore dei resti del soldato italiano e la sepoltura data sul posto al nostro militare, di cui si cercano comunque ancora notizie più particolareggiate)

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