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13 ago – ”Profughi da Fiume a Recco”, il libro di Sandro Pellegrini

Sandro Pellegrini, fiumano, giornalista e ricercatore, dona alla città di Recco, in quel di Genova, un libro prezioso, nel quale sono rievocate le vicende storiche dell’esodo giuliano approdato sulle rive liguri, qui ritrovando, negli orizzonti della costa e del mare, un paesaggio intimamente famigliare, un sollievo dell’anima dopo le violenze subite dagli occupanti jugoslavi e l’angoscia della fuga forzata.

Tra il 1946 e il 1964, circa 300 profughi giuliani trovarono rifugio e si stabilirono a Recco; di questi, buona parte proveniva da Fiume, come l’autore e la sua famiglia. La cittadina ligure, distrutta al 95% dai bombardamenti nel biennio 1943-’44, già al termine della Prima guerra mondiale aveva ospitato, in segno di fraterna solidarietà, una ventina di ragazzi fiumani; al volgere del secondo conflitto, nonostante le enormi distruzioni dell’abitato, accolse intere famiglie che qui, come scrive Pellegrini, «hanno intrapreso una seconda parte della loro vita», trovando – diversamente da altri luoghi, purtroppo – «un’accoglienza fraterna e sinceramente generosa. Per quasi 300 di loro quest’angolo di Liguria è stato la Patria ritrovata e profondamente amata, una Patria condivisa con migliaia di recchesi fino al punto di confondersi con essi e di condividere la loro stessa vita».

Il libro raccoglie le testimonianze di fiumani divenuti recchesi, e pubblica l’importante elenco dei profughi registrati nel Comune dal 1945 al 1964, dalle cui schede anagrafiche l’autore trascrive i nomi, la provenienza e la eventuale destinazione conosciuta alla metà degli anni Sessanta. Un elenco, aggiornato all’ottobre 2007, riguarda gli esuli attualmente residenti a Recco, «una pattuglia», come li definisce l’autore, di fiumani e polesani, il cui numero pur ridotto dal tempo e dai successivi trasferimenti testimonia comunque l’entità dell’esodo giuliano nella piccola Recco. Ed eguale rilievo ha la testimonianza diretta di Sandro Pellegrini, alla cui memoria è affidata la descrizione puntuale delle persone, delle famiglie, degli eventi; dalla sue pagine emerge, con la semplicità del racconto quotidiano, la tragedia della dispersione causata dall’esodo e la fatica, ma anche la tenacia veramente inesausta, degli esuli tutti per ricostruirsi, anzi inventarsi, una vita nuova in un contesto di rovine e di ristrettezze. Impresa riuscita loro egregiamente, per le connaturate serietà e laboriosità in forza delle quali hanno saputo integrarsi e rendersi parte attiva del grande processo di ricostruzione nazionale, pur nell’inesauribile dolore della perdita ingiusta dei luoghi d’origine.  

 

red. 

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