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12set12 – Spalato e Zara sull’orlo della bancarotta

Spalato e Zara sull’orlo della bancarotta a causa dello sport. O meglio, a causa del buco milionario determinato dalla costruzione di mega impianti in occasione dei campionati del mondo di pallamano del 2009. Buco che le casse comunali delle due città ora non riescono a colmare. Il palasport costa al controverso sindaco di Spalato, Željko Kerum qualcosa come un quarto dell’intero bilancio municipale. E ora, a causa dell’insolvenza il comune si ritrova con i conti bloccati.

 

La Spaladium Arena è nata dal consorzio tra Comune di Spalato e la società Sportski Grad e a tutt’oggi resta un’opera incompiuta. Mancano i garage, le aree per i negozi e una torre alta 100 metri. I soldi sono finiti. L’«hangar con le sedie», come lo ha ribattezzato Kerum, costruito nel tempo record di 430 giorni per un costo di 70 milioni di euro è oggi chiuso. Il Comune ha un debito regresso di 3 milioni di euro (che non ha) e quello che fu definito «il diamante sportivo della Dalmazia» è il luogo preferito dai drogati e dai senzatetto. Tutto quanto era possibile rubare è stato rubato. Sorveglianza non c’è. Chi la paga?

 

Il Comune di Spalato deve dunque parecchi milioni alla società che “gestisce” il palasport la quale, a sua volta, ha un debito di 34 milioni di euro con lo Stato per risarcirlo del mutuo dallo stesso acceso nel 2009 e a scadenza trentennale e debiti per 65 milioni di euro con i propri creditori. Come riferisce il Delo di Lubiana lunedì scorso è giunto a Spalato il vicepremier croato Branko Grcic, il quale ha espresso la buona volontà del governo di dare una mano alla città. Dopo il vertice di ieri comunque le uniche cose chiare sono che il governo cercherà di sbloccare i conti del Comune di Spalato, che il palasport resta chiuso e che sempre l’esecutivo è intenzionato ad annullare gli accordi con lo stesso Comune di Spalato e il consorzio che lo ha costruito.

 

Da tutta l’intricata e poco chiara vicenda emerge che l’unico a pagare finora è lo Stato croato ma sono in molti a chiedersi dove finisca il denaro. La questione della Spaladium Arena, comunque, viene anche a intrecciarsi con i guai finanziari personali del sindaco Kerum. La sua società Adriatic, che voleva costruire il nuovo hotel Marjan si trova di fronte all’esecuzione fallimentare per tutta una serie di conti non saldati. Conti bloccati per l’altra società di Kerum, la Neva che opera nel settore turistico e che di fatto è la proprietaria dell’altra società Adriatic. Certo che per fallire nel turismo in un’area come quella di Spalato bisogna mettersi d’impegno… Conti bloccati anche per la società Suncani odmor di proprietà di Saša Horvat, fratello di Fani Horvat, l’attuale compagna del sindaco Kerum.

 

E nei guai finanziari è finita anche la Te Sapor il cui proprietario è Igor Sapunar, nipote del primo cittadino di Spalato la quale voleva costruire in città sette alti grattacieli con appartamenti da rivendere a basso prezzo, circa mille euro a metro quadrato. Vicenda fotocopia anche per la “cugina” Zara. Anche qui nell’occhio del ciclone il palazzetto dello sport costruito sempre in occasione dei Campionati mondiali di pallamano del 2009. All’inizio dei lavori è stato previsto che la nuova struttura sarebbe costata 10 milioni di euro. Un anno più tardi il costo era già lievitato a 13 milioni. Oggi per l’opera bisogna versare qualcosa come 30 milioni di euro. «E temo che questa non sia la cifra conclusiva», ha affermato il vicepremier Grcic.

 

Nonostante la crisi economica mondiale fosse già esplosa, nel 2009 il governo di centrodestra a guida Hdz non ha lesinato investimenti nell’area di Spalato e Zara, tradizionale serbatoio di voti per i conservatori, senza porre in atto le dovute garanzie perché i finanziamenti non si esaurissero, o meglio, non venissero gestiti in modo perlomeno dubbio. Tra Spalato e Zara si sono investiti più di 100 milioni di euro. Risultato: due hangar vuoti. Lapalissiano esempio di gestione della cosa pubblica degna del terzo mondo.

 

Mauro Manzin

“Il Piccolo” 12 settembre 2012

 

 

 

Spalato, la «Spaladium Arena», una delle cause della voragine nei conti dalmati

(foto www.skyscrapercity.com)

 

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