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12set12 – Don Bonifacio ricordato a Trieste dall’ANVGD

Un uomo buono in grado di trasformare i principi in missione. Don Francesco Bonifacio ha ancora il difficile compito di indicare la strada diventando esempio di coerenza e dirittura morale. Così, nel centenario dalla nascita, una cerimonia di commemorazione, assume molteplici significati. Venerdì pomeriggio, a Trieste, ANVGD e CDM hanno organizzato un incontro presso il Centro Pastorale Paolo VI (Via Tigor 24/1) dedicato alla “Commemorazione del Beato Don Francesco Bonifacio, Sacerdote e Martire”. L’ampia sala non riusciva a contenere il numeroso pubblico. A parlarne sono stati Mons. Ettore Malnati, dopo l’introduzione del consigliere regionale Bruno Marini e il saluto di Renzo Codarin, presidente dell’ANVGD – Comitato provinciale di Trieste e del CDM.
 

Quest’ultimo ha ricordato che le due sigle avevano già promosso nel 2003 iniziative analoghe e la presentazione dei Quaderni del CDM a cura di Sergio Galimberti, volume dedicato alla figura ed all’opera di don Francesco Bonifacio. A questa erano seguite altre iniziative fino alla notizia della sua beatificazione del 4 ottobre 2008 in una Cattedrale di San Giusto gremita di fedeli.
“Trovare in questa figura la propria forza”, ha esortato Monsignor Malnati rivolgendosi ad un pubblico di genti istriane, fiumane e dalmate, a quel popolo dell’esodo che il sacrificio di Don Francesco rappresenta. La sua figura dovrebbe aiutare a capire l’altro, a controllare gli egoismi, a considerare nelle giusta dimensione i traguardi della quotidianità e quelli a lungo termine, a sentirsi meno soli e a riconoscere l’ingiustizia senza pregiudizi, e tanto altro ancora. La sua beatificazione significa anche assegnargli questa difficile dimensione. “Oggi la chiesa va difesa – ha ricordato il consigliere regionale Bruno Marini – dal fondamentalismo e da chi ne vorrebbe sovvertire i principi”.


Ma ricordare Don Bonifacio è soprattutto “riconoscere il compito e l’onore del nostro clero” ha sottolineato Mons. Malnati, che da sempre opera “per una società fondata sulla dignità della persona umana che non può disattendere la promozione e la tutela della libertà religiosa e il prodigarsi per la pace, frutto della giustizia nella verità. La figura e l’opera del martire cristiano don Francesco Bonifacio può aiutare tutte le persone di buona volontà ad essere edificatori di una vera civiltà dell’amore…”. E prima di “raccontare” la vita di don Francesco ha chiesto che la riflessione sul suo operato diventi esempio per tutti affinché “la coerenza nei confronti della propria coscienza e della propria fede sia paradigma quotidiano”.
Fu nel 1939 che il Vescovo Santin, trasferì don Francesco alla curazia di Villa Gardossi quale “capellano-esposto” tra le realtà di Buie e Grisignana, 1.300 anime per una chiesa modesta. La sua casa è spartana, con lui ci sono la madre e la sorella. La sua missione è condotta con senso di grande responsabilità così come nel migliore spirito delle genti istriane. La sua modestia, semplicità e dirittura morale lo porranno tanto vicino ai suoi fedeli da diventare un pericolo per il regime comunista del dopoguerra. Un elemento scomodo, anzi, pericoloso. Sparirà lungo la strada che lo portava ai suoi fedeli, in un agguato mortale. Il suo corpo non verrà ritrovato, era l’11 settembre 1946. 

Sapeva di essere a rischio. Lo si evince dalle sue omelie. Nel 1944 l’aveva dichiarato “dobbiamo prepararci anche se occorre al martirio”. La polizia segreta (l’OZNA) lo seguiva e lo controllava, era pericoloso soprattutto per la sua opera tra i giovani. I parrocchiani lo esortano ad andarsene ed egli chiese consiglio al suo Vescovo che rispose: “Se fossi al tuo posto, resterei”. Ed egli di rimando: “Era quello che volevo sentire dal mio Vescovo”. Tante le ragioni che hanno portato alla sua beatificazione firmata dal Santo Padre Benedetto XVI. Ed è diventato un testamento, un impegno per chi ha fede. Il resto sta diventando storia: il decreto della Congregazione delle Cause dei Santi, del 3 luglio 2008, definisce la morte di don Francesco Bonifacio come un martirio. In data 28 luglio la Santa Sede comunicava che il Santo Padre, accogliendo la richiesta del Vescovo di Trieste, aveva concesso che il rito della beatificazione del Servo di Dio avesse luogo nella cattedrale di San Giusto a Trieste, nel pomeriggio di sabato 4 ottobre 2008, alle ore 16. E così è stato in una terra di poeti, santi, navigatori e martiri. 

(rtg su www.arcipelagoadriatico.it)

 

 

 

Bruno Marini con Mons. Ettore Malnati e Renzo Codarin

all’appuntamento organizzato da ANVGD Trieste e CDM (foto CDM)

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