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11 nov – ”Rustia Traine”, dalmati alla riscossa

Risale al 1988 a Trieste la Fondazione scientifico culturale Maria ed Eugenio Dario Rustia Traine: a istituirla – con lo scopo di diffondere, salvaguardare e tramandare le tradizioni e la cultura degli italiani di Dalmazia – sono stati Eugenio Dario Rustia Traine e la moglie Maria Berettini.

Rustia Traine, esule nel 1920 da Sebenico a Zara e nel 1945 da Zara a Trieste, è stato una personalità autorevole dai molteplici interessi. Dalla sua morte avvenuta oltre dieci anni orsono, a presiedere la fondazione è Renzo de’ Vidovich, scrittore e politico, nato a Zara nel 1934, esule dall’età di nove anni. Già presidente della Federazione degli esuli istriani, fiumani e dalmati, de’ Vidovich che è attualmente presidente dei Dalmati nel mondo, da tempo si impegna con fervore per reintrodurre in Dalmazia la cultura italiana. Ha programmato infatti, corsi di lingua e cultura italiana a Zara, Spalato, Veglia, Ragusa e anche a Cattaro e Lesina, grazie ai quali si sono potute costituire le locali comunità italiane. Numerose le sue iniziative, tra cui l’apertura a Ragusa, di una biblioteca della fondazione Rustia Traine, così come attraverso una mostra itinerante ha fatto conoscere la ricca produzione artistica dalmata italiana. Inoltre, ha dato corpo alla Congregazione del Patriziato dalmatica, che a Trieste, ora, enumera un centinaio di appartenenti a famiglie di origine dalmata.

La sede sociale della Fondazione si trova a Trieste in via Giacinti 8; lì c’è la redazione de «Il Dalmata», giornale che, fondato a Zara nel 1865 e soppresso dall’Austria nel 1916, è stato successivamente rifondato dagli esuli per dar voce ai Dalmati dispersi nel mondo. Ma la sede sociale ospita anche varie associazioni quali il Libero Comune di Zara in esilio, Dalmati italiani nel mondo, il Dalmazia Club 1874 Trieste, e il Centro di Ricerche culturali dalmate che ha sede anche a Spalato.

Da qualche anno l’istituzione Rustia Traine ha dato avvio a un programma particolarmente ambizioso che riguarda la revisione e la rivalutazione della storia e della cultura italiana della Dalmazia, programma che costituisce l’obiettivo dei ricercatori dalmati italiani, senza distinzione tra esuli e rimasti. Inoltre la Fondazione ha promosso la pubblicazione di numerosi libri: tra gli altri, «Zara, c’era una volta una dogal città» di Gastone Coen, «Zara cantava così» di Giuliano De Zorzi, «I Dalmati per Trieste» curato da Alessia Rosolen, «Il regno di Dalmazia e la nazione dalmata» (2007) di Renzo di Vidovich, e ancora molti opuscoli, e scritti vari, mentre in corso di stampa sono «Crali e Miletti, 2 futuristi, 2 dalla Dalmazia montenegrina» di de’ Vidovich, e «Nell’antica città di Ossero» di Franco Damiani de’ Vergada.

Il disegno strategico della Rustia Traine di cui il volume «Il regno di Dalmazia e la nazione dalmata» è espressione, è inteso a rivoluzionare la stantia storiografia stratificatasi negli anni sulla Dalmazia attraverso un progetto di rivisitazione di vicende per lo più note, ma talora valutate con criteri riduttivi, così come l’apporto dato alla cultura italiana dai Dalmati, cui va il merito della pubblicazione del primo Dizionario della lingua italiana dal Tommaseo di Sebenico, della prima Grammatica italiana di Fortunio di Selva-Zara, del primo romanzo della letteratura italiana di Biondi di Lesina.

Ma ai Dalmati spetta anche l’aver posto le fondamenta della cultura croata, serba e montenegrina, soprattutto grazie a Ragusa (oggi Dubrovnik), quinta repubblica marinara del Medioevo, di matrice culturale italiana. E numerosi sono gli esponenti noti nel campo dell’arte, delle lettere, della scienza, della pittura, dell’architettura di cui non sempre si conosce l’origine dalmata.

Sito internet della fondazione è www.dalmaziaeu.it, ove sono documentati, con migliaia di fotografie, l’esistenza di monumenti, lapidi, tombe della Dalmazia romana e veneta; inoltre si può leggere in anticipo on line «Dalmata», prima che l’edizione cartacea arrivi per posta.

(fonte Grazia Palmisano su Il Piccolo)

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