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11 lug – Impronte digitali ai nostri profughi: ecco l’unica verità

Lo scorso 7 luglio la Presidenza nazionale dell'ANVGD ha emesso un comunicato stampa relativo alle impronte digitali che nel 1949 furono prese ai profughi giuliano-dalmati sparsi in tutta Italia.

A sostegno di quanto contenuto nel comunicato ecco alcuni stralci dai libri di Padre Flaminio Rocchi e i titoli del nostro giornale "Difesa Adriatica" di allora.

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Da L’ISTRIA DELL’ESODO di P. Flaminio Rocchi

Roma nutriva forti sospetti e con la circolare 224/17437 del 15 maggio 1949 il Ministero dell’Interno ha ordinato alle Questure di fare per ogni profugo “una scheda segnaletica con fotografia e con le impronte digitali”.

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Da L’ESODO DEI 350MILA GIULIANI FIUMANI E DALMATI di P.Flaminio Rocchi

(De Gasperi) Accettò la circolare del ministro Scelba che aveva sottoposto tutti i profughi alla registrazione delle impronte digitali perché politicamente sospetti. Poi ordinò al ministro di ritirarla dietro la protesta di Mons. Radossi.

(Mons. Radossi) Un giorno del giugno 1949 un brigadiere e due carabinieri si presentano a Spoleto all’arcivescovo Radossi. Mentre un carabiniere porge un tampone imbevuto d’inchiostro, il brigadiere invita l’arcivescovo a intingere il pollice perché il Ministro dell’Interno aveva ordinato la schedatura segnaletica, con fotografia e con impronte digitali, di tutti i profughi giuliani. L’arcivescovo sorride, poggia una mano sulla spalla del brigadiere e dice: “buon uomo, dirai al tuo tenente che, essendo io un arcivescovo, era lui che doveva venire da me e non imporre a te questo gesto antipatico. Gli dirai, inoltre, che se il ministro dell’interno vuole informazioni e garanzie sul mio conto, le chieda al Presidente della Repubblica al quale io, come prescrive la Costituzione, ho giurato fedeltà prima di accettare la sede di Spoleto”. È un episodio amaro e offensivo tanto che il 15 giugno 1949 Mons. Radossi scrive a De Gasperi, Presidente del Consiglio dei Ministri, la seguente lettera: “vengo a sapere proprio in questi giorni che il Ministro dell’interno (Mario Scelba) con la circolare del 15 maggio 1949 N. 224/17437 ha ordinato a tutti gli uffici politici delle Questure di effettuare al più presto un accertamento individuale di tutti i profughi giuliani e dalmati residenti in Italia, istituendo per ognuno una scheda segnaletica con relativa fotografia ed impronte digitali. Qui ci troviamo di fronte ad un fatto inspiegabile. Vostra Eccellenza nel discorso tenuto recentissimamente a Trieste ha detto: «gli Esuli Istriani portarono in tutte le terre d’Italia l’esempio del loro eroico sacrificio» e il Suo Ministro adotta una misura che si traduce in un atto di sfiducia umiliante nella forma più cruda per chi ha già tanto sofferto. La prego di provvedere al ritiro immediato della suddetta circolare che, riconfermata, rivelerebbe mancanza di tatto politico e specialmente di carità evangelica non compatibile con un governo democristiano. La prego, inoltre, di non nominare noi poveri Esuli Istriani nei Suoi discorsi: il commento migliore al nostro profondo dolore è il silenzio. Mi creda di Vostra Eccellenza Illustrissima dispiacentissimo. Fra Raffaele Radossi Arcivescovo di Spoleto e profugo Istriano”. De Gasperi, arrabbiatissimo, fa ritirare subito la circolare e manda una lettera di scuse a Mons. Radossi.

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TITOLI DI "DIFESA ADRIATICA" DEL 1949 

(le copie cartacee degli articoli sono disponibili gratuitamente per la spedizione scrivendo a info@anvgd.it)

n. 23 – I giuliani schedati in Questura come i pregiudicati.
n. 24 – Schedati come i ladri e i vagabondi: si revochi il provvedimento che offende i profughi giuliani.
n. 25 – Antologia delle impronte digitali.
n. 26 – Un altro passo onorevole Scelba!
n. 27 – L’insulto delle schede segnaletiche.
n. 28 – Le schede segnaletiche: finalmente un comunicato.
n. 38 – Un appuntato dei carabinieri all’Arcivescovado di Spoleto. Una lettera di Mons. Radossi e le dichiarazioni del Ministero dell’Interno. Una inchiesta ordinata dal Ministro Scelba.

 

 

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