Non si è ancora spenta l’eco della sentenza della Corte Costituzionale croata in merito al ricorso di una cittadina già croata ed oggi brasiliana, volto a riavere una proprietà immobiliare a Zagabria espropriata nel dopoguerra dalle autorità comuniste jugoslave; sentenza che – grazie anche alle frettolose notizie di stampa diffuse a Trieste e in Italia – ha ingenerato in tantissimi esuli giuliani e dalmati la speranza di poter presto vedersi restituiti i beni perduti. Abbiamo già pubblicato su questo sito alcuni interventi che chiariscono la reale portata di quella sentenza, e segnaliamo in particolare quello del consulente legale dell’ANVGD, avv. Andreicich, molto chiaro: il pronunciamento della Corte croata riguarda un caso specifico e non si estende automaticamente a tutti coloro, italiani e non, che si sono visti sottrarre illegalmente beni e possessi dal regime di Tito.
Ora, il Ministero dell’Economia e delle Finanze ci segnala il continuo flusso di persone, titolari o eredi di pratiche di beni perduti, agli uffici preposti alla liquidazione degli indennizzi, tutte con la medesima richiesta: di poter avere copia della documentazione conservata a Roma per avanzare richiesta di restituzione alle autorità croate. Un “pellegrinaggio” del tutto inutile, che ingolfa i già scarni uffici di Via XX Settembre impegnati con pochi funzionari sulle pratiche di liquidazione.
Raccogliamo pertanto l’appello del Ministero a non richiedere documentazione in copia, se non per altre ragioni, diverse dalla sentenza di cui sopra.
La Redazione del sito