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10 anni dalla morte di Tomizza (CDM 21 mag)

Ricorre oggi l’anniversario della scomparsa dello scrittore istriano Fulvio Tomizza, (Materada 1935 – Trieste 1999) per il quale il Comune di Trieste ha voluto annunciare la prossima intitolazione di una via e una serie di attività culturali per evidenziarne l’opera e il pensiero e le  connessioni di quest’ultime con la sua vita quotidiana. “Fulvio Tomizza. Destino di frontiera” è il titolo scelto per la mostra, che dal 31 luglio al 27 settembre sarà visitabile, ad ingresso gratuito, nella sala Attilio Selva di Palazzo Gopcevich e che si accompagnerà anche ad altri eventi collaterali sull’autore che visse a lungo a Trieste. Il titolo dell’esposizione è stato tratto dall’omonimo libro-intervista di Tomizza (Genova, Marietti, 1992).

Le iniziative sono state presentate ieri mattina nel Salotto azzurro del Comune alla presenza del vicesindaco Paris Lippi, dell’assessore alla Cultura, Massimo Greco, dei curatori della mostra, Marta Moretto e Gianni Cimador, del direttore dei Civici musei di Storia e arte Adriano Dugulin e con la partecipazione della moglie di Tomizza, Laura Levi. Non era presente alla conferenza il docente Elvio Guagnini, coordinatore scientifico della mostra e redattore dell’introduzione al conseguente catalogo.

A Lippi, che è anche assessore alla Toponomastica, è spettato il compito di annunciare l’intitolazione di Largo Giardino alla scrittore che visse lungamente a Trieste dopo l’esodo dall’Istria, auspicando l’attuazione del progetto in tempi brevi. La pratica sta infatti acquisendo il parere della Sopraintendenza ai B.a.a.p.s. e successivamente quella dei capigruppo e della giunta municipale. L’assessore Greco, unitamente ai curatori e a Dugulin hanno quindi presentato le attività dedicata a Tomizza, che si inseriscono nel filone di scelte culturali del Comune di Trieste per la prossima estate insieme alla mostra sulla cultura serba a San Giusto e a quella del Revoltella su Leonor Fini.

La mostra su Tomizza vuole ricostruire soprattutto il sistema di vita e di lavoro dell’autore istriano, che così bene seppe preannunciare un futuro europeo per le terre di frontiera delle quali narrava, ricercandone le valenze di una costruttiva convivenza e collaborazione fra le sue genti. Uno scrittore che si divideva tra giornalismo, arte, cultura e la passione per la vita nei campi, quasi un ritorno alla natura dopo l’inevitabile distacco dal suolo originario, vicinissimo e palpabile. L’esposizione trae, da documenti molto vari, gli elementi per descrivere la nascita letteraria di Tomizza, l’immediata fortuna di quel suo primo, notissimo Materada e la stabile presenza sulla scena letteraria internazionale fino al 1999, anno della sua morte. Oltre a documenti fotografici, figurativi, manifesti di incontri e presentazioni, questa rassegna si avvale anche di pagine manoscritte: esse, insieme agli oggetti che popolavano il suo studio, vogliono testimoniare il laboratorio dello scrittore, soffermandosi sugli oggetti familiari alla persona che diventa, attraverso la sua opera e i suoi rituali, l’artista degno di nota che conosciamo. Tra gli strumenti della sua quotidianità non mancano le carte topografiche, microfilm, dizionari e più in generale qualunque cosa risultasse utile per una precisa resa degli ambienti rappresentati nelle proprie pagine. Altri documenti si riferiscono alla vita vissuta nel suo appartamento di via Giulia, mentre altri ancora alle attività artistiche che si moltiplicavano con altri letterati, amici e colleghi. La mostra si compone anche di una scelta di pagine di giornali italiani e stranieri, con importanti testimonianze critiche che giustificano l’ascesa del valore letterario dell’autore.

Emanuela Masseria

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