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09 ott – In ”Piran-Pirano” la richiesta di perdono agli italiani

di Milan Rakovac su La Voce del Popolo del 9 ottobre 2010

Due vecetti sedudi sul leto, Veljko bosniaco-Piranese (Mustafa Nadarević), e Antonio italian-ex piranese (Boris Cavazza), esule, che i parla ognidun la sua storia, in sua lingua. E che no i capisci una parola de quel che parla l’altro. E che i se capissi tra lori perfetamente! Quanti ricordi; cussi che ghe se rivela che i amava la stessa ragazazina, partigiana Anica, adesso già morta, e che Anica e Veljko, anche partigian, gaveva salvado Antonio quando i lo voleva fucilar, perché figlio d’un fascista, e Antonio scampa a Trieste – nodando da Pirano…

Dio, “come pioveva, come pioveva” venerdì scorso a Pirano, cussi che tuta città no podeva veder el film “Piran-Pirano”, del regista Goran Vojnović, autore del oramai famosissimo romanzo “Čefurji raus”, che parla dal razismo in Slovenia, verso i cittadini “non-sloveni”.

El film, girado a Pirano, con tante comparse piranesi, doveva esser mostrado a Pirano, in Piazza Tartini, però, el ciel no permeteva. Cussi che nella sala del Auditorium de Portorose xe entra, no so, sarà duemila persone, tante stando in piedi tutta la serata, e altretanti xe restai fora, no se podeva più entrar. El presidente della Repubblica Danilo Türk con parole calorosi parlo del film, nell’apertura del Festival….

In sala eravamo prevalentemente istriani, e quando le luci si sono spente, eravamo un unico cuore battente, una lacrima abbandonata; la lacrima di tutte le lacrime istriane. Quante lacrime abbiamo versato, noi istriani, là dal 1914 fino al 1954, fino ad oggi. Un intero mare Adriatico, un intero oceano di lacrime, che scorrevano e scorrono. Lacrime delle vedove in nero e delle madri in nero per i figli ammazzati.

Senza esitazioni, posso dire che questo splendido, lucido giovane scrittore, giornalista, regista, Goran Vojnović, mi ha toccato nel profondo del cuore. Con una parte della sua anima e della sua cultura istriano (suo nonno è venuto in Istria, l’attore Vladimir Obleščuk, sua madre è polese, Goran spesso soggiorna a Pola), Goran Vojnović ha fatto un film che rappresenta ancora una saga dello scontro istriano, dei druxi ed altri. Questa storia la racconto anch’io, ho addirittura scritto un’“aggiunta” alla saga dopo il “Riva i druxi” con il titolo “El druxe se fuc”, una breve storia nella quale si incontrano, a sciare, i bambini di una volta di “drio la Rena”, sperando che una volta, forse, diverrà un romanzo, forse anche sarà così…

La storia di Vojnović va avanti, va fino alla fine, fino alla morte: perché il vecchio Antonio arriva a Pirano a morire, gira per la città, arriva nella casa in cui viveva, in questa, ora vive ancora un vecchio abbandonato, il bosniaco Veljko…

Goran Vojnović ha creato questa storia cinematografica (sarebbe splendido se dalla scenografia nascesse un romanzo!) dalle rovine dei destini umani, ha tolto le maschere patriottiche dalle facce dei guerrieri e dei loro successori, accarezzando dolcemente due vecchie guance, scrupolosamente ricercando l’architettura e l’archeologia dei miti nazionali, degli stereotipi e dei pregiudizi. Il suo Piran-Pirano è un pentimento e una richiesta di perdono agli istriani italiani, a questa tremenda vittima collettiva delle distruzioni storiche e della vendetta. La giovane partigiana slovena vuole ammazzare tutti gli italiani, dopo che la sua famiglia è stata bruciata viva in casa; ma quando tenta di sgozzare il giovane italiano, finisce tra le sue braccia. Il giovane partigiano bosniaco rifiuta di sparare contro i prigionieri italiani e dopo, lui (Veljko) e lei (Danica) salvano lui (Antonio) dalla fucilazione e lo aiutano a fuggire.

Mi ripeto anch’io, vero?, specialmente quando racconto queste storie, più di una volta: così conosco una storia vera, quando mio nonno ha portato un prosciutto a un “repubblichino” a Orsera e, il giorno dopo, il plotone d’esecuzione ha sparato sopra le teste dei partigiani prigionieri, e loro sono sopravvissuti.

Il giovane Goran Vojnović è andato anche più avanti di tutti noi, come si addice alla generazione lontana dai nostri traumi e dalle nostre frustrazioni; credo sia molto importante il messaggio del suo film, ossia la condanna del crimine, senza quelli “si, ma”, dei quali mi servo anch’io, ma io sono solamente un impotente, una vittima sopravvissuta dell’odio, per cui non sono libero fino in fondo di esso, dell’odio. E tutti questi nostri odi collettivi e vendette e ricordi indelebili, Goran Vejnović non è tenuto a condividere, né questo è il caso. Né è chiamato a parlare della violenza e dei patimenti dei nonni, eppure lo fa.

D’altra parte, spero che qualcuno tradurrà anche in italiano il suo romanzo “Čefurji raus” (ossia “Fora i S’ciavi”). Perché se “Piran-Pirano” è una richiesta per il perdono, allora il romanzo “Čefurji raus” (ovvero “Italiani fascisti-fora”, e l’autore girerà anche un film, è una denuncia di prima classe dei nostri odierni razzismi (non solo sloveni). Goran Vojnović è una splendida stella artistica in questi tetri cieli alpino-adriatici.

 

Il trailer del film è visibile alla pagina http://www.youtube.com/watch?v=q5fqX0nTUXc

 

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