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04 mag – Gorizia: Sindaco chiede lumi sui deportati

Coinvolgimento diretto del ministro degli Esteri in pectore, Franco Frattini, per arrivare finalmente ad aprire davvero gli archivi dell'ex Jugoslavia e ad avere indicazioni precise sulla sorte delle migliaia di deportati durante l'occupazione delle milizie titine nel maggio del 1945. È quanto ha garantito, ieri, il sindaco di Gorizia, Ettore Romoli, nell'ambito della cerimonia svoltasi, ieri pomeriggio, al Parco della rimembranza, dinanzi al Lapidario.

A margine della cerimonia, svoltasi davanti al monumento che ricorda le vittime delle foibe, il primo cittadino di Gorizia ha posto l'accento proprio sulle prospettive concrete che potrebbe offrire il coinvolgimento di un politico come Frattini, che durante gli ultimi mesi ha più volte ribadito la propria vicinanza alle istanze del territorio goriziano.

Il filo diretto fra Romoli e l'ex vicepresidente della Commissione europea, nonché unanimemente considerato come il più autorevole candidato a insediarsi nei prossimi giorni alla Farnesina, potrebbe rivelarsi insomma un valore aggiunto importante per sbloccare l'impasse sulla questione archivi, impasse che resiste ormai di fatto dall'inizio del 2006, quando per la prima, storica volta venne messo a disposizione dei familiari attraverso il coinvolgimento della Prefettura l'elenco con 1.048 nomi di cittadini deportati.

A tutt'oggi, però, dagli archivi dell'ex Jugoslavia non sono ancora spuntati i tanto agognati elenchi che potrebbero fornire indicazioni sulla sorte ultima dei migliaia di italiani deportati durante l'occupazione titina e in particolare in quale foiba furono gettati, in quale fossa comune sepolti, in quale campo di lavoro trovarono la morte.
«Non è possibile che a tutt'oggi non si possa fare nulla per poter fornire quelle notizie sulla sorte dei deportati – ha sottolineato, al termine della cerimonia, Romoli – e speriamo che il coinvolgimento di Frattini possa contribuire davvero a compiere passi in avanti nei prossimi mesi».

Il sindaco ha espresso la volontà di chiedere al nuovo governo un intervento fattivo per arrivare a conoscere la sorte dei deportati anche nel proprio intervento ufficiale. «Le tragedie che hanno caratterizzato il secolo scorso– ha affermato il primo cittadino – sono state riconosciute e storicizzate, ma non questa che ha colpito la nostra città quando la guerra era ormai finita, quando nel resto d'Italia si festeggiava la liberazione mentre qui a Gorizia scendeva una cappa di piombo e di terrore. Non possiamo consegnare alla storia la tragedia dei nostri deportati fino a quando non sapremo dove sono i loro resti mortali, fino a quando non si stabilirà chi furono gli assassini».

«Nessuno vuole vendetta – ha aggiunto Romoli –: vogliamo soltanto che la verità non continui a essere negata. L'ho fatto presente al presidente della Repubblica Napolitano, quando è venuto in visita a Gorizia e lo chiederemo con forza anche al prossimo ministro degli Esteri. Lo prometto».

 

Piero Tallandini sul "Messaggero Veneto" del 4 maggio 2008

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