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03 set – G.A.Stella: a Zara quell’asilo italiano che è rimasto chiuso

di Gian Antonio Stella sul Corriere della Sera del 2 settembre 2009

Mancavano solo i bambini italiani. L’impegno solenne ad aprire una scuola materna di lingua italiana, infatti, è stato mancato.

Avevano lavorato per anni, i rappresentanti della nostra comunità in Croazia, primi fra tutti il deputato istriano al parlamento di Zagabria Furio Radin e il presidente dell’Unione degli Italiani Maurizio Tremul, al «sogno impossibile» di riaprire un asilo 65 anni dopo la chiusura dell’ultimo, sotto i bombardamenti.

Doveva essere una tappa fondamentale per ricucire la memoria con quella che fino a pochi decenni fa era la più veneziana di tutte le città dalmate. Quella che Luigi Federzoni, poi presidente del Senato e dell’Accademia d’Italia, descriveva con parole di accorata ammirazione: «Venezia non partorì mai, nella sua lunga e copiosa maternità, figliola più somigliante di questa, né più degna, né più devota. Zara è adorabile. Zara dovrebbe essere in cima ai pensieri di tutti gli italiani. Per il labirinto delle calli pittoresche formicola tanta festevole, graziosa e appassionata vene zianità » .

Il governo croato, a Zagabria, si era detto d’accordo. E aveva dato, come sanno i lettori del Corriere , il via libera. Era un gesto di amicizia. Bello. Dopo tanti rancori e odii del passato. Solo che, a Zara, le cose si sono arenate. È bastato che le autorità loca li imponessero ai genitori di dimostrare di essere di nazionalità italiana e, oplà, l’elenco degli iscritti è rimasto desolatamente al di sotto del numero minimo per aprire una sezione a parte. Niente iscritti, niente asilo. «Diciamo che c’è stata un’interpretazione errata e restrittiva della legge dovuta probabilmente anche a difficoltà di bilancio — spiega amaro Maurizio Tremul —. La legge croata dice correttamente che nelle scuole delle minoranze le iscri zioni avvengono liberamente, come in tutti gli altri istituti. Solo nel caso che il numero di domande per una classe superi quello dei posti disponibili, hanno la precedenza, allora e solo allora, i bambini 'italiani'. Anche in questo caso, però, almeno in Istria e a Fiume, non viene fatta alcuna verifica. Nessuno chiede ai genitori dei piccoli di dimostrare (col certificato di nascita del bambino) di possedere la 'nazionalità' (che qui significa appartenenza etnica) italiana. A Zara, invece, hanno da subito detto che se i genitori non riuscivano a dimostrare la 'nazionalità' dei figli, niente iscrizione alla materna italiana » . Peccato. Perché quei grembiulini avrebbero potuto davvero aiutare non solo gli scolaretti ma anche i loro genitori e più ancora i loro nonni. E adesso? «Adesso ci riproviamo, con pazienza, per l’anno prossimo». Certo, se l’Italia desse una mano…

 

 

 

(lo scrittore e giornalista Gian Antonio Stella mentre riceve il Premio Internazionale dell'ANVGD lo scorso 10 febbraio)

 

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