Tullio Crali “Tra cielo e terra”, mostra a Macerata

Continua il rapporto fecondo fra le Marche e la Dalmazia, con tanti i grandi artisti che hanno operato in entrambe le regioni, quali i Laurana, i Crivelli, Giorgio Orsini. Giovanni Dalmata. Il primo appuntamento, dopo la riapertura del Museo Civico di Macerata, a palazzo Buonaccorsi, è una mostra dedicata al pittore dalmata Tullio Crali, sepolto proprio nella città marchigiana dove aveva vissuto con la famiglia.

La mostra  (7 maggio-30 agosto 2021) comprende una quarantina di opere e segue quella tenuta a Londra nel 2020 presso l’Estorick Collection of Modern Italiana Art, museo dedicato esclusivamente all’arte moderna italiana. La curatrice di entrambe le mostre è Barbara Martorelli, insieme a Christopher Adams  e all’Associazione FuturCrali.

Crali, nato nel 1910 a Igalo, presso Castelnuovo, all’imbocco delle Bocche di Cattaro, morì a Milano nel 2000. La famiglia si sera trasferita a Zara, dopo la Prima guerra mondiale, come molti dalmati, in seguito all’annessione della Dalmazia al nuovo stato jugoslavo.  A Zara ha il primo, decisivo incontro con un aeroplano, un idrovolante che ammara proprio di fronte alla sua casa. Così l’artista ricorda: “Nelle mie aeropitture c’è sempre quell’orizzonte marino che da ragazzo portai via con me quando lasciai Zara affondare nella nostalgia”.

Nel 1922 si trasferisce con la famiglia a Gorizia e nel 1925 ha il primo incontro con il futurismo e scrive a Marinetti “di accoglierlo nella lotta futurista”. Grazie a Sofronio Pocarini entra nel Movimento futurista giuliano e continua la sua affermazione come protagonista del Futurismo e dell’Aeropittura in particolare. Gorizia, negli anni Venti,  era una città artisticamente molto vivace, grazie all’intreccio delle varie culture, italiana, slovena, ebraica, tedesca. A Gorizia era giunto anche un altro dalmata, di Sebenico, Raul Cenisi, di padre sloveno e madre sebenicense, con cui Crali strinse amicizia.

L’aeropittura di ambito giuliano prese slancio in quegli anni dalla nascita della Sisa (Società italiana dei servizi aerei) e la costruzione nei cantieri triestini e monfalconesi degli idrovolanti. I fratelli Cosulich, lussignani, armatori e proprietari del Cantiere triestino ebbero il ruolo di grandi protagonisti, con la concessione del primo servizio regolare di aviazione civile da Torino a Trieste. Il volo inaugurale della linea Torino-Trieste, ebbe luogo il 1° aprile 1926, alla presenza di Mussolini, presso l’idroscalo di Pavia, progettato dall’architetto parentino Giuseppe Pagano Pogatchnig. Il servizio venne ben presto prolungato fino a Zara e seguito dalla tratta Zara-Ancona.

Crali, che aveva effettuato il primo volo nel 1928, si era reso conto presto che la costruzione di una nuova mitologia espressiva per cui il linguaggio del primo futurismo partiva dalle linee-forza, dalle innovative sintesi formali e dalla sintassi, doveva essere integrata con soluzioni volte alla resa di un’inedita e stupefacente visione dall’alto. Nel 1929 uscì il Manifesto dell’Aeropittura, declinazione pittorica del Futurismo., come espressione del moto della macchina e della modernita.

Grande fu l’entusiasmo per il volo, il dinamismo e la velocità dell’aeroplano declamate dal manifesto, cui aderì subito il giovane Crali, che restò futurista e aeropittore fino alla fine. Aveva ottant’anni quando dedicò una serie suggestiva di opere alle Frecce  Tricolori.

Eufemia Giuliana Budicin
Consigliere nazionale ANVGD

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